«I want you!»
Zio! È davvero lui! Ma che sorpresa, è passata una vita e lo credevo altrove, a reclutare un po’ là e un po’ più in là, di certo non qua.
Le sue giornate, i suoi anni… chissà come li avrà trascorsi…
«I want you!»
Viaggio di lavoro o vacanza? Dovrei chiedergli di presentami i suoi amici che si trovano fuori dalla porta. E anche quelli giù nel viale. E poi gli altri, dentro e fuori dalle auto. Nere. Magari potrei farli accomodare tutti e, non so, offrir loro qualcosa da bere. Sembrano un esercito… alcuni in mimetica. Ci sono anche donne. Molti con armi a vista. Altri, in giacca e cravatta. Lo zio dev’essere diventato davvero un pezzo grosso per girare con una scorta del genere! Ma a cosa devo la sua visita, cosa ci fa in Italia e quando sarà arrivato? Patriottico com’è, considerando la distanza e che non c’incontriamo da…
«I want you!»
Lui non mi ha mai visto! Io ho visto lui! Non è reale, non è mai esistito davvero! Rappresenta una personificazione nazionale degli Stati Uniti d’America! Inizio a temere di non capire. Perché continua a puntare l’indice della mano destra contro di me? Sono suo nipote! Sarò chiaro e gli dirò di non alterarsi, di far pace con sé stesso e, soprattutto, di non inveirmi contro.
«I want you!»
La parola “nipote” non è mai uscita dalla sua bocca, gliene do atto, ma lui è lo zio d’America! E in quanto tale è lo zio di tutti! Non può disconoscere la nostra parentela. Aggiungo, non può diseredarmi! Mi deve qualcosa, pretendo qualcosa!
«I want you!»
Mi auguro stia davvero scherzando: io responsabile di cosa? No, no! Non possono assolutamente mettermi le mani addosso! Non si rendono conto, ciò che dice è follia! Cosa c’entra il laboratorio nel quale sto lavorando! Al di là del fatto che ho messo mani solo su batteri e funghi, non su virus! C’è una gran differenza! Tra l’altro non mi occupo di manipolazione genetica. Ed è la mia tesi sperimentale in microbiologia, se permettono! Tesi di laurea! Nulla a che vedere con ciò che stanno cercando o che credono di aver trovato. Informarsi prima di presentarsi qui, sarebbe stato il minimo.
«I want you!»
Covid-19? Mai sentito nominare! E da come ne parla sembra davvero fantascienza! Mascherine, guanti, quarantena, distanziamento sociale, pandemia, solo un vaccino ci salverà! Insomma, chi più ne ha più ne metta! Urla sempre la stessa frase. Da qualche minuto. Sembra agguerrito, ma stanco e può star tranquillo che non sarò il suo capro espiatorio! Non può, non possono, portami via, non ne hanno alcun diritto! È tutto un equivoco da lui creato ad hoc per un suo personale tornaconto. Personalmente suo. Personalmente non mio. Non so cosa abbia architettato e non voglio saperlo. Non faccio parte di questo piano e non voglio farne parte. Zio! Parlami! Ascoltami! Sam!
«I want you!»
Fine ottobre. Autunno estivo. Come sempre, del resto, qui in Sicilia. Di rado ricevo visite. Trascorro poche ore in casa durante il giorno, molte meno durante la notte.
I want… I want… io invece voglio un bel niente! Ma che razza di incubo! Benedetto sia il citofono che mi ha svegliato, seppur spregiudicato in considerazione dell’orario. Benedetta quella santa donna che ha risposto.
C’è qualcuno in salotto.
«Mi dispiace, Francesco non è in casa. Dove credete di andare? Non potete entrare così in casa nostra! Fermatevi immediatamente o…».
Francesco Foti