Al momento stai visualizzando A-TU-PER-TU. Mi vergogno a parlare di sesso

[rubrica di consulenze psicologiche]

Gent.le dott.ssa, dato che febbraio è il mese di San Valentino e si fa pressante in me l’argomento, ho scelto di parlarne qui. Ho 16 anni, sono fidanzata con un ragazzo da quasi un anno e lui mi ha proposto di trascorrere fuori il 14 notte. È il suo regalo. È un’idea romantica ma a questo punto (anche se non so se è adeguato parlarne su una rivista culturale) sento che non posso più rimandare. C’è qualcosa che non va nella mia vita sessuale: lui mi piace molto, abbiamo un rapporto molto bello e vorrei stare bene anche in quel senso, ma o sono io che ho un blocco che mi impedisce di provare piacere, o è lui che non sa come fare. Le mie amiche non parlano mai di certe cose e io mi vergono ad aprire l’argomento, ancora peggio con il mio ragazzo. Sono confusa.

Mara

P.S. Non sono asessuale e non ho subito traumi.

Cara Mara, grazie per aver scritto e per esserti aperta su un argomento così intimo. Non vergognarti, a meno che tu non abbia rubato o ucciso. La vita sessuale ha una dignità che dovrebbe indurci a parlarne liberamente e riguarda ogni essere umano, in tutte le sfaccettature che essa può assumere, quante sono le persone.

Hai fatto bene – ti do del tu perché sei una ragazza, e così aderiamo anche al titolo di questa rubrica – hai fatto bene ad aggiungere il tuo post scriptum, perché entrambe le condizioni avrebbero potuto avere una influenza sulla tua attuale possibilità di provare piacere sessuale, anche se è giusto chiarire che le persone asessuali il piacere lo provano, ad essere assente o inferiore alla norma è il desiderio, la libido, nell’ottica di una dinamica di relazione (e anche in tal caso le sfaccettature sono varie).

Quanto al blocco – che io pur non conoscendoti mi sento di definire emotivo – non necessariamente a determinarlo è un trauma. Può derivare anche dalla timidezza, da qualche insicurezza, da una convinzione più o meno consapevole, più o meno personale. Può anche c’entrare una certa ansia, stando agli standard prestazionali che ci vengono inculcati dai mass media, ai quali ci tocca aderire per percepirci ed essere percepiti bravi e sexy. Non occorre dire quanto tutto ciò sia mistificante e controproducente.

Il confronto con le amiche, a patto che queste abbiano l’onestà e la lealtà di rispettare la tua privacy e dunque la confidenzialità di quanto confidi, può essere produttivo: certe situazioni sono molto più diffuse di quanto si pensi e l’esperienza altrui può essere di conforto, oltre che di aiuto; tuttavia spesso si tace per non essere etichettati, rinunciando al possibile sollievo della verità. Tuttavia non è obbligatorie parlarne alle amiche.

Obbligatorio è parlarne al partner – perdonami la perentorietà – quanto meno se si desidera che la propria relazione sentimentale perduri nel tempo, che sia autentica e appagante. Se siete abbastanza grandi per fare sesso, siete abbastanza grandi per parlare di sesso. È l’unico modo per scoprire quali possano essere le cause di questa difficoltà.

Lui può aver intuito che tu non rimani soddisfatta, oppure può non immaginarlo affatto. In entrambi i casi, può mettere in pratica ciò che per esperienza o per altre ragioni è convinto che funzioni con te, oppure può non porsi il problema e credere che ciò che va bene per lui può andar bene anche per te, non sapendo magari che maschi e femmine funzionano in modo diverso dal punto di vista del piacere, oppure ancora può mettere in atto tentativi volti a gratificarti ma riceve in cambio feedback ambigui o che lo inducono a insistere su quella linea. Come vedi, le cose possono stare in un modo o nell’altro, ma l’essere umano comune non possiede il dono della telepatia. Ancora, l’unico modo che abbiamo per capirci è parlarci.

Cerca innanzitutto di capire cosa ti piacerebbe che lui facesse – capirlo magari da sola, nella tua stanza – e poi semplicemente diglielo. È vero che un po’ a tutti piacerebbe che lui/lei lo capisse da solo/a, che ci conoscesse così bene da non aver bisogno di nostre istruzioni, ma conoscere bene una persona fuori dal letto non necessariamente comprende per estensione anche il corpo (ciascuno di noi è fatto di tante parti ed è molto difficile anche a distanza di anni conoscerle tutte); oltretutto per essere conosciuti bisogna farsi conoscere, permettere all’altro di imparare da noi su di noi. Sembra banale a dirsi, ma nella pratica non lo è affatto, e vale per tutti i tipi di relazione. In alternativa o in parallelo alla sperimentazione da sé, poi, si può proporre all’altro di sperimentare insieme, dopo aver confidato il proprio imbarazzo. Se il legame di coppia è affettivo, questo non rappresenterà un problema, ma potrà, al contrario, consolidare il legame stesso. Aprire l’argomento – con una precisazione: che il discorso sulla confidenzialità suddetto per le amiche valga assolutamente anche per il ragazzo – può essere solo un atto di maturità e sono sicura che lui apprezzerà questa apertura; non solo ti permetterà di capire meglio te stessa, ma ti consentirà di essere più appagata del rapporto in generale, con conseguenze positive su tutte le altre sfere della vostra vita di coppia.

Non fare nulla che non desideri davvero o che potrebbe farti sentire a disagio, apriti anche a tal proposito. Non biasimarlo per limiti o errori: se sai parlargli con le parole giuste, non dovrebbe sentirsi mortificato ma lusingato per la fiducia che gli accordi (nessuno dei due è sbagliato). Proponi, chiedi.

Può diventare un percorso di riscoperta o crescita per entrambi, può essere anche divertente. Infine, ma in realtà sarebbe per cominciare, chiediti cosa esattamente ti fa vergognare di parlarne. Risponditi e prova a contestarti. Non procrastinare, non aspettare giorno 14.

Certo, l’argomento è in realtà molto più vasto di quanto questo discorso abbia ricoperto, e le variabili intervenienti possono essere molte, ma mi auguro che queste poche parole siano state utili. Per ulteriori chiarimenti, potrai scrivermi in via riservata su provadautore@iol.it (in oggetto: a discrezione della dott.ssa Giulia Sottile).

Buon San Valentino!

Dott.ssa Giulia Sottile psicologa

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Giulia Letizia Sottile

Giulia Sottile è nata e vive a Catania, dove ha compiuto gli studi e ha conseguito la maturità classica. Laureata in Psicologia e abilitata alla professione di psicologo, non ha mai abbandonato l’impegno in ambito letterario. Ha esordito nella narrativa nel 2013 con la silloge di racconti intitolata “Albero di mele” (ed. Prova d'Autore, con prefazione di Mario Grasso). Seguono il racconto in formato mini “Xocò-atl”, in omaggio al cioccolato di Modica; il saggio di psicologia “Il fallimento adottivo: cause, conseguenze, prevenzione” (2014); le poesie di “Per non scavalcare il cielo” (2016, con prefazione di Laura Rizzo); il romanzo “Es-Glasnost” (2017, con prefazione di Angelo Maugeri). Sue poesie sono state accolte in antologie nazionali tra cui “PanePoesia” (2015, New Press Edizioni, a cura di V. Guarracino e M. Molteni) e “Il fiore della poesia italiana. Tomo II – I contemporanei” (2016, edizioni puntoacapo, a cura di M. Ferrari, V. Guarracino, E. Spano), oltre che nell’iniziativa tutta siciliana di “POETI IN e DI SICILIA. Crestomazia di opere letterarie edite e inedite tra fine secolo e primi decenni del terzo millennio” (2018, ed. Prova d’Autore). Recentissimo il saggio a orientamento psicoanalitico intitolato “Sul confine: il personaggio e la poesia di Alda Merini” (2018). Ha partecipato a diverse opere collettanee di saggistica con contributi critici, tra cui “Su Pietro Barcellona, ovvero Riverberi del meno” (2015) e, di recente, “Altro su Sciascia” (2019). Dal 2014 ricopre la carica elettiva di presidente coordinatore del gruppo C.I.A.I. (Convergenze Intellettuali e Artistiche Italiane); dal 2015 è condirettore, con Mario Grasso, della rivista di rassegna letteraria on-line Lunarionuovo. Collabora con la pagina culturale del quotidiano La Sicilia.