Al momento stai visualizzando Col dire “poesia”

Editoriale in chiave insolita per questa volta, salvo a coglierne aspetti di pertinenza, e benevolmente. Benevolmente perché le vesciche di veleno non mancano sotto le ascelle dei soliti noti del tipo che quando non possono dir male del prossimo finiscono col dir male di se stessi. Probabilmente anche tale vezzo può essere classificato come abortita inclinazione alla poesia, alla creatività. Un esempio potrebbe essere la calunnia, modello di inventiva e momento di creatività per quanti ne esercitano professione. Si sente dire che l’invidia provoca bave velenose tali da farla classificare pericolosa e, purtroppo, a tenuta universale: “Se l’invidia fosse febbre tutto il mondo morirebbe”. Tutte mappe che non entrano ufficialmente nella grande e luminosa stanza della Poesia, anche se il compianto Giuseppe Zagarrio, che di poeti e poesia si è occupato per tutto l’arco della sua vita restando, lui siciliano, nella Firenze eletta a seconda patria, ha, quella volta, intitolato la sua antologia dei percorsi poetici di autori italiani del Novecento con un “Febbre, Furore e Fiele”, titolo che ha contribuito alla fortuna della sua annosa ricerca.

  1. La Casa editrice Prova d’Autore che si onora di continuare a mantenere una collana di Poesia su due fronti (per i Poeti già noti e altra per gli esordienti), ha anche, qualche anno fa, patrocinato il “Cantorio itinerante” con un suo logo e i suoi aderenti. Adesso, dopo mezzo secolo di favorevoli esperienze, propone, ai poeti ma anche a quanti ritenessero di collaborare e dire la propria, un tema antico quanto la stessa umanità (che è poi la scala della vita), quello di definire cosa intendiamo col dire “Poesia”. Il tema è di una semplicità disarmante, ma come tutte le occasioni che a prima vista giudichiamo banali e in odore di già visto, può trasformarsi in occasione portatrice di sorprese indagando meglio in un momento epocale particolare (ammesso ci siano momenti epocali proprio per la Poesia). E persino far brillare qualche genere di follia del tipo che si destina a illuminare percorsi destinati ai savi del giorno dopo.
  2. 3. Lunarionuovo, costola da cui quaranta e passa anni or sono è sorta la Casa editrice Prova d’Autore, è la Rassegna da noi inventata e diretta che, fin dal primo numero in volumi cartacei di ordinarie centoventi pagine, ha continuato a ospitare contributi di narratori, poeti e saggisti di esordienti e di notissimi intellettuali e artisti non solo italiani. L’idea attuale di un libro intitolato Col dire “Poesia” che proponga i contributi anche (o soprattutto) dei collaboratori di Lunarionuovo è scaturita da diversi stimoli provenienti sia da Amici “addetti” sia da altre istituzioni culturali come il Gruppo C.I.A.I. Ci si augura una adesione numerosa e qualificata, corrispondente sia ai collaboratori, sia a quanti troveranno nel tema proposto che qui riportiamo integralmente, l’occasione per esprimere un parere personale.
  3. “Col dire POESIA…”

Con il chiamare in causa la poesia cosa intendiamo proporre? Cosa intendiamo dire nella contingenza del riferimento, di volta in volta? Stiamo parlando di Dante? O di Leopardi? O di Ungaretti, Quasimodo, Montale?  Di un’opera letteraria in versi con rime più o meno baciate; o di poesia che fa a meno della metrica e della rima. O di un concittadino, di un amico, di un vicino di casa, di qualcuno che conosciamo come autore di scritture in versi? Cosa significa poesia Classica, Moderna, Futurista, Ermetica, Neorealista, Parola innamorata, Figurativa…. E le Nuove avanguardie? Ha davvero così tante facce la Poesia?

Capita che con il dire Poesia ci riferiamo a qualcosa d’insolito che ha fermato la nostra attenzione: un dipinto, un brano musicale, un fenomeno naturale come può manifestarsi nel cielo di un tramonto, di un’alba tra intreccio di piccole nuvole che ne riverberano suggestivamente i colori. Ma ci è capitato di leggere che “La poesia salva la vita”, magari senza spiegare se sia medicina da assumere o che diventa medicamento al momento di espellere fantasmi dal nostro subliminale inquieto. Col dire poesia stiamo immaginando un mondo a misura di nostri progetti bizzarri ma spesso anche seri, avveniristici, o ripetiamo la derisione, l’ironia sprezzante di chi definisce poesia riferendosi con sarcasmo a un brindisi inversi quasi sempre baciati recitati da un improvvisatore a una festa di nozze. O qualcosa di utopico che ci fa definire il poeta tipo strambo, con “la testa tra le nuvole”? Proposte schizofreniche o da sognatori? O intuizioni profetiche degli artisti che interpretano o descrivono in scritture, suoni o immagini l’indefinibile che sta per verificarsi? O sogno o razionalità celata tra reticenze? Calderon de la Barca o Voltaire? Una bella responsabilità quando ricorriamo alla parola poesia per qualche definizione, visto che non risulta sempre gratificante qualificare propositi o discorsi col definirli “Poesia”. Cosa ne dicono i Poeti?

N.B. Ringraziamo per l’attenzione e preghiamo di prendere nota di un particolare importante: tutti i contributi saranno pubblicati in un libro entro il prossimo mese di marzo, quindi, al fine di regolare la consistenza del volume in ampiezza, raccomandiamo a quanti collaboreranno di mantenere il proprio contributo entro la misura di seimila battute spazi compresi e di aggiungere all’allegato da indirizzare a provadautore@iol.it (entro il 28 febbraio c.m.) una stringatissima sintesi di annotazioni biobibliografiche che non superi le cinquecento battute sempre spazi compresi.

Ludi Rector