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© Man Ray, Le violon d'Ingres, 1924
(je t'aime je t'aime, sonatina per slash e  baci, silenzi e sguardi; scritta e da
eseguire sciogliendola in aria in una e per nessuna festa di lib(e)razione)

neanche lo sguardo
mi appartenne mai
         era
la carezza battente frusciante
penetrante accarezzante

mi sfogliava mi spogliava
mai lasciandomi nudo di sé

regina mida a coprirmi
d'una patina d'oro

non mi sgomentò trovarmi
nel suo occhio
esserne lacrima e sorriso,
vedere solo quel che essi vedevano

un bambino anche passò
un giorno (o fu una notte)

giocando a far di me una pallina
un volo un nido / sentii il gioco allargarsi in me / allagato senza respiro //
in uno specchio fugace / mi scopersi diventato  ///
s f o n d o /// coperchio del mondo ordinato / dal disordinatore con l'ordine/:
tenere il mondo
in piedi / in serie di larghe pareti /  in dilatazione ossessiva  ///      

nel giardino delle disperidi
non un fotogramma
era mutato
///   in un angolo restavo / motorino immobile / parcheggiato lungo la linea gialla /
del presente sospeso // seppi di non essere immagine / di nulla, avverto il sapore di
nulla dell'immagine / sono io il dove dove la lingua batte /leccando l'occhio
dissolvendo  ///  l ' o r o  ///
con soffio di bombola avariata /

Resisto, resiste in me che non esisto/ resisterà sola in surplace/
l'immagine ripetendosi ripetendomi indefinitamente/ sempre più definita vagante
nello spazio tra gli
spazi.  ///

 ti amo ti   ///
non capisco, capisci?
Che importa? Tutti possono capire, importante è non capire.

Non sono     //   non  è   ///  da nessuna parte

         (come colui ch'è fuor di vita)

/// sao ko///         I'll meet again in a whirlwind face to face darkly
            /     batti batti sul tasto /

l '  i c o n a   n o n  s i   a p r e   p i ù   q u i
© Man Ray, Le violon d'Ingres, 1924

Enrico Ghezzi

Ha (?) quasi sedici anni nel maggio del 1968. Ama Eddy Mercks come Jean Vigo come Max Stirner come gli 8 metri e 90 centimetri di Bob Beamon come… Si occupa di cinema e di televisione (o meglio, e peggio!, ne è occupato). Dal 1979 lavora a Raitre (oggi ne è vicedirettore), per la quale ha curato o inventato cicli di film, le 40 ore non stop de La Magnifica Ossessione(1985), e i programmi Fuori Orario, Schegge, Blob (e Publimania e Fine Senza Fine). Dal 1987 al 1994 ha diretto il palinsesto della rete, allora diretta da Angelo Guglielmi. Gli piace troppo scrivere per non lasciarsi annegare (quasi?) nelle immagini. Ha diretto il Festival del cinema di Taormina dal 1991 al 1998. Da regista ha realizzato alcuni programmi tv, il cortometraggio Gelosi e tranquilli, e Luce in macchina (per l’istituto Luce). Ha pubblicato vari libri, Il mezzo è l’aria, Cose (mai) dette, Paura e desiderio, editi da Bompiani e sta (non) finendo una cosa che (non) assomiglia a un romanzo, Oro Solubile. Come tutti, crede di amare e non sa se è amato.