Oggi sono diviso tra la lealtà che devo
Alla Tabaccheria dall’altra parte della strada, come cosa
reale dal di fuori,
E alla sensazione che tutto è sogno, come cosa reale
dal di dentro.
F. Pessoa
In ogni dubbio c’è qualcosa di impalpabile, come negli occhi di un gatto accovacciato su un cornicione, al crepuscolo. Spira un vento leggero, quasi estivo, il pelo del gatto si gonfia ondoso di viva immobilità. Non miagola, non muove la coda, resta lì a vigilare. Altri mondi, messaggi di non parole giungono e si dissolvono dove il suo sguardo sembra puntare (dall’alto del cornicione) a tratti vuoto, a tratti di una trasparenza gialla, fonda, posseduta, cangiando asseconda un volere capzioso, un alfabeto di lettere altisonanti ma non codificate che stanno prevedendo, forse proprio l’accadere del dubbio.
(Potrei chiamarti col tuo secondo nome irregolare. Spedirti dal mio una poesia, seguendo la rotta del fumo, imparando a memoria un dubbio: un gatto di fronte alla Tabaccheria? Il mondo appartiene a chi nasce per conquistarlo?
O solo a chi, da una finestra, sogna di poterlo conquistare?)
Nel dubbio che questa frase si tramuti in malevolenza, diretta a chi non possiamo né vogliamo nominare, a ragione, col primo, secondo, terz’ultimo dei nomi altisonanti, non hai escluso nulla, dici al telefono, il destino guida il carretto di tutto sulla strada di niente: così l’attitudine – oggi – costa meno di una conquista (come una frase esatta da ricopiare, lettera per lettera. Compreso l’errore che non c’era).