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dipinto di Luisa Barbieri

“Regina di Cuori” profumava di carta buona. Faccia sul poliestere verde, Suited Poker Cloth quello che più si addiceva al suo rango, scopriva improvvisamente il suo volto e trionfava perfino sugli assi. Re e cavalieri s’inchinavano al suo cospetto e rendevano omaggio alla sua bellezza. Viaggiava per i casinò di tutto il mondo come la più attesa ed ambita. A fine giornata, il “Regno del Mazzo”, diviso nel gioco, si riuniva in festa e lei protetta tra re e cavaliere del suo stesso seme, grazie alla scrupolosità del croupier, viveva serena.
“Regina di Quadri”, “Regina di Fiori” e “Regina di Picche”, mal accettavano nei secoli le attenzioni dei propri re e cavalieri per la gemella, fin quando decisero con un abile sotterfugio di liberarsi di lei, complice un baro: dopo un poker, spinsero “Regina di Cuori” dentro la sua manica.
Il “Regno del Mazzo”, alla conta serale, constatata l’assenza dell’amata regina, dichiarò la fine dei giochi e lo stato di depressione.
Giunto nella propria abitazione, l’uomo introdusse la di lui trofeo nel proprio mazzo di carte: si trovò nel “Regno di Ammasso”. Lì tutti disconoscevano le buone maniere. Talvolta veniva rinchiusa faccia a faccia con uomini o donne, talvolta di spalle, e nel tempo fu vittima di tutte le combinazioni possibili. Dapprima tentando di ribellarsi, in seguito facendo buon viso a cattivo gioco, da vittima di abusi e soprusi, con il passare del tempo iniziò a trarre piacere da ciò che accadeva, fino a divenire regina anche di quel regno.
Il “Jolly” da sempre estraneo alle orgiastiche feste che lì si compivano, forse eunuco, ma di certo voyeur, una notte trovandosi riposto dietro “Regina di Cuori” ebbe modo di parlare con lei. Forte di qualche nozione di magia, le prospettò la possibilità di farla fuggire nel mondo degli umani, tramutandola da donna di carta a donna in carne ed ossa. Lo scenario di una nuova vita, seppur “dal punto in cui era”, fu allettante e lei accettò, poi si addormentò.
Il “Regno di Ammasso”, alla conta mattutina, constatata l’assenza dell’amata regina, dichiarò la fine dei baccanali e lo stato di anedonia.
Si svegliò in mezzo ad urla, versi, cigolii e i più svariati rumori.
Non aveva mai visto i suoi piedi, abituata com’era a specchiarsi nella sua stessa carta. A dire il vero non sapeva neanche se li avesse mai avuti prima. Non è poi così scontato essere un umano e lei era ancora “Regina di Cuori”. Notò la scritta “Q♥” tatuata sulla parte posteriore della caviglia destra. Tra lenzuola scopriva la tridimensionalità del suo corpo, caratteristica appartenuta in passato a chi la teneva in mano, tra croupier e giocatori. Nella stanza uno specchio per la sua inedita intera figura, ancora più bella rispetto alla carta.
Di lì a poco si aprì la porta ed un uomo fece il suo ingresso nella stanza. Si scaraventò su di lei, iniziando a baciarla per poi possederla, entrambe le cose con forza, mentre invano cercava di frenarlo dicendo di essere “Regina di Cuori”, di portarle rispetto.
Scoprì che seppur non fosse mai stata in quella casa, c’era sempre stata. Nessuna delle ragazze lì presenti la considerava nuova, ma al tempo stesso non ricordavano aneddoti a lei legati. A nessuna e nessuno importava chi fosse e un tatuaggio come quello poteva averlo chiunque lo desiderasse. Le dicevano che apparteneva a quel posto e lì doveva restare, pagata per dare il suo corpo. Sapeva farlo e, poco tempo dopo, non le interessò più smettere.
L’io egocentrico di “Regina di Cuori”, avrebbe trovato la massima espressione nel feticismo dei suoi piedi, la vera novità di quella vita. Unghie curate e smaltate, vestiti in seta, pizzo e tessuti morbidi dalle cuciture azzardate in attillamento, scarpe con tacco non più basso di 8 e non più alto del 12, centimetri sì, eccezion fatta per infradito alla schiava per l’esaltazione del piede. A corredo di ciò, cavigliere di vario materiale e pendagli ad adornare caviglie, anelli di svariate forme ad adornare le dita. Non di rado, infradito pratate o prato, che dir si voglia, per calamitare in strada l’attenzione dei pochi uomini che non la conoscevano.
In breve tempo divenne sovrana anche di questo mondo, perché una volta tornata al tavolo verde, per primeggiare non necessitava di barare con un asso nella manica: era pur sempre “Regina di Cuori”.

Francesco Foti

Francesco Foti

Francesco Foti è nato a Giarre (CT) il 28-9-1979. Cantautore, autore, poeta e cultore del siciliano. Nelle vesti di cantautore ha pubblicato: - Il singolo “La Libreria dell’Alchimista”, Distr. CD Baby, 2019. - Il singolo “Renzo il torbido”, Distr. CD Baby, 2017. - Il singolo “Tàn Tàn Tàn”, Distr. CD Baby, 2016. - Il singolo “L’uomo nero”, Ed. ROS Group, 2013. Nelle vesti di autore ha firmato le canzoni “L’amore è amore” e “Sarai” presenti nel disco “Io” di Alessandro Canino, Ed. ROS Group e Distr. Self, 2013. EAN 8054377790035. È socio del Gruppo C.I.A.I. – Convergenze Intellettuali e Artistiche Italiane con il quale svolge un’intensa attività culturale in tutta la Sicilia sin dal 2002. Da marzo 2015 cura la rubrica “Orologio con cuculo” per la prestigiosa Rassegna di Letteratura Lunarionuovo. Ha pubblicato due sillogi di poesie in dialetto etneo: - Afotismi, Catania, Ed. Prova d’Autore, 2009. ISBN 978-88-6282-027-1. Con prefazione di Mario Grasso e lettera di presentazione di Carmelo D’Urso. - Jettu uci senza vuci, Catania, Ed. Prova d’Autore, 2012. ISBN 978-88-6282-090-5. Con prefazione di Mario Grasso. Ha pubblicato una lettura critica su Catania: - “Lettera aperta a Vincenzo Bellini” in “Catania giorno e notte”, AA.VV., Catania, Ed. Prova d’Autore, 2013. ISBN 978-88-6282-114-8. Ha pubblicato il racconto: - “I Commensali Arcani” in “La Mastunicola - Racconti di pizzerie galeotte”, AA.VV., Catania, Ed. Prova d’Autore, 2013. ISBN 978-88-6282-111-7. Ha pubblicato uno studio critico sul romanzo "Un posto tranquillo" di Enzo Marangolo: - “Sonorità di un posto tranquillo tra grilli e cicale” in “Baroni, bombe & Balilla, nella città dalle cento campane”, AA.VV., Ed. Prova d'Autore, 2013. ISBN 978-88-6282-120-9. Ha pubblicato uno studio critico sulla pittura di Pietro Barcellona: - “La pittura di Pietro Barcellona: pop e contatti interrotti per interposizione” in “Su Pietro Barcellona, ovvero, riverberi del meno”, AA.VV., Ed Prova d’Autore, 2015. ISBN 978-88-6282- 154-4. Riconoscimenti  Premio “Il Gabbiano d’argento” per “L’uomo nero”, Catania, 2006;  “Premio Miglior Testo” per “L’uomo nero” al IX° Lennon Festival, Belpasso (CT), 2007.  “Premio alla Musica” alla 2ª Ed. del Premio Vittorio Ribaudo, Augusta (SR), 2017.