I dubbi in un momento storico come quello che stiamo vivendo non possono che essere innumerevoli e assillanti, soprattutto se si hanno a mente le nuove generazioni italiane che, subito dopo la laurea e dopo aver compiuto sacrifici immani, si ritrovano senza alcun futuro, con competenze spesso maggiori rispetto ai coetanei europei e con un bagaglio culturale non indifferente ma ostacolati e dall’età (infatti mediamente i neo-laureati italiani sono più grandi che all’estero anche a causa della struttura e dell’organizzazione del sistema scolastico fin dalla prima infanzia) e dallo Stato, da uno Stato quasi totalmente assente, da uno Stato volto a definire tagli alla cultura, oltre che a ridurre cattedre e i finanziamenti agli Atenei; che non invoglia gli stranieri verso la nostra PATRIA ma che, al contrario, determina la famosa “grande fuga dei cervelli”. È ciò che è ancor più triste è sentir i dubbi di diversi emigrati italiani all’estero circa la nostra PATRIA, terra che, a loro avviso, è stata incapace di offrir la possibilità di concretizzare i loro sogni.
Ma tutte queste sono cose bene o male già dette, scritte e risapute.
Forse allora è arrivato il momento di fare un esame di coscienza collettivo, di dubitare circa il nostro comportamento e quello della nostra società malata e comprendere gli errori che negli anni sono stati commessi per ritrovare la strada giusta e tentare di cambiare un po’ mentalità, e piuttosto che farci la guerra l’un l’altro e accanirci tutti quanti sullo stesso osso, aggirare l’ostacolo scovando il modo per “creare tanti ossi necessari e sufficienti a sfamare l’intera popolazione”, in primo luogo comprendendo che nella nostra Nazione il primo principio da applicare è quello della Comunità, non soltanto intensa come insieme di individui fisici che condividano lingua, religione e interessi, ma una comunità nel senso di gruppo socialmente teso a soddisfare le esigenze di tutti i componenti ai fini di migliorarne la qualità di vita e nella consapevolezza che è l’unione e la solidarietà a rendere forti.
Dubito che continuando a permettere alle lobby economiche di esser le uniche a governare il nostro Bel Paese, riusciremo ad accrescerci, come dubito che, evitando di aiutare la ricerca che non da frutti a breve periodo ma che a lungo termine crea ricchezza nella nazione, ricchezza economica e culturale, la popolazione tra trent’anni sarà ancora ricca di nuove intelligenze: gli abitanti in Italia saranno vecchi e di giovani ne saranno rimasti ben pochi.
Inizio fortemente a dubitare pure della nostra classe politica che a questo punto temo inizi a sua volta a dubitare circa l’intelligenza e la stanchezza del popolo… Dubito del mio udito quando sento affermazioni di alcuni politici italiani, a partire dall’Onorevole tutta boccoli che non ha esitato ad affermare che “ l’Italia vuole Berlusconi”, o da chi propone il cavaliere al Quirinale… Forse ho un concetto contorto dell’articolo 87 della Costituzione e della relativa affermazione secondo cui “Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale”… Ma chiedo scusa ai lettori, temo dovrò recarmi da un otorinolaringoiatra perché a questo punto dubito fortemente del mio udito!
Dubito che si possano risolvere molti problemi se in tanti i giovani non inizieranno ad occuparsi della “Cosa Pubblica”.
Dubito e continuo a dubitare.
(Da questo numero Lunarionuovo propone una rubrica di contributi di giovani che propongono loro punti di vista, quali che siano. Inviare il materiale corredato da generalità complete, indirizzo e recapito telefonico a: provadautore@iol.it)