(Pidocchi da maiali)
Se al cubo il tempo e l’arte si trastulla
la canzone s’accapra e bela il canto
al circo. Ma San Remo perdona
l’indulgenza attira (non si sa mai)
chi crede e chi scommette
Celentano sarà sopra le quinte
e noi lo applaudiremo a folle
questo motore gira
la ruota e i figli ormai caste
dovunque imbracano al chioccolo
anche i pappagallini di Guinea
siamo avvezzi al latte eppure
in certe malghe sono mucche pezzate
a farsi mungere a sera le altre
raggiunte al pascolo fumano loro
le nari umide e il canto strozzano
tra ruminare e fatte-odori pastorali
non più con campanacci e sono tante
le ragioni che evocano San Remo
tra i vaccai casta nobile
di padre in figlio e nuore coi lattanti
tutto s’imbuona a panna in frigoriferi
e se guasto riciclano in stracchini
al plastico mangia il popolo e i cantanti
ugole oro il compagno Battiato ha
tanti servi-fans da farsi un coro a doppie
lardiere tra simposi e bacinelle
colme d’uova sbucciate
poi tutto è camomilla nel potere salvifico
il denaro s’ingravida e si sgrava in botti
a rotolare intartarate come le coscienze
e gli applausi che a Sanremo
fanno scala Mercalli per misura divelte
travi e miseri forconi nel gioco con la posta
la candela il fumo e il suo valore
s’accompagna a pidocchi da maiali.