Al momento stai visualizzando Il gelsomino notturno

Era una sera calda di agosto, quando lo scirocco africano non vuole dare tregua, rendendo la campagna siciliana ancora più arida di quanto non lo sia già, per via delle diradate piogge che dal mese di aprile si congedano per fare il loro solenne rientro in autunno.

Eppure, la natura, di per sé sorprendente e capricciosa, ci stupiva ogni anno con il suo miracolo serale: i cespugli verdi costellati di boccioli multicolore, chiusi fino al tramonto, cominciavano a schiudersi quasi per magia esalando un intenso e piacevole profumo.

Ogni sera era come assistere alla nascita di una nuova vita, il miracolo della fertilità che si proponeva ai nostri occhi di bambini ingenui, come lo spettacolo più spontaneo e a cui ciascuno era permesso assistere.

Così giungeva la sera e si scandivano le lunghe giornate estive, in cui si alternavano passeggiate a momenti di ozio assoluto, immersi fra i suoni della campagna e i profumi che provenivano dalla cucina e dalla casa del forno, in cui le donne trafficavano con maestria per preparare pietanze dai sapori intrisi di Sicilia.

A distanza di anni ripenso a come osservavo quel fenomeno che per me aveva qualcosa di soprannaturale e cercavo di dare una spiegazione allo schiudersi di fiori all’imbrunire.

Volevo trovare delle risposte e rivolgevo le mie domande alla nonna, che per me racchiudeva in sé la saggezza del tempo. Da lei mi attendevo racconti fantasiosi, come era solita fare nel rispondere a quasi tutti i miei quesiti sui “fenomeni” della natura o quando spontaneamente si dilettava ad attirarci a sé con i conti di Giufà, quel personaggio un po’ buffo e maldestro della tradizione popolare orale siciliana, che alla fine però grazie alla sua furbizia aveva da insegnare qualcosa a tutti, anche ai più grandi!

Ma stavolta, le sue risposte non avevano soddisfatto la mia fantasia, mi aveva semplicemente detto che i fiori si chiudevano al sorgere del sole e schiudevano al suo tramonto “pirchì cco suli si smuscivanu” (perché con il sole appassivano), “sciuri dilicati sunnu i gelsomini da notti” (i gelsomini notturni dette anche belle di notte sono fiori delicati) e “Matri natura i cosi i sapi fari giusti” (Madre natura sa fare le cose giuste).

Così cominciavo a fantasticare e a farmi l’idea che questa Madre Natura, che poi per mia nonna, donna cattolica e praticante, coincideva con la mano di Dio, “’U Signuri” (come lo chiamava lei), aveva realizzato tutto con una tale perfezione che a noi umani non ci può essere consentito darne una spiegazione razionale.

Molte erano le cose inspiegabili: bastava guardarsi attorno, fare una passeggiata in mezzo alla campagna, attendere l’alba, il tramonto e la notte, osservare e nel silenzio ascoltare per confermare quello che nonna, zia e mamma sostenevano.

Il Signore è creatore di tutto: un gran bel mistero in cui soltanto chi ha fede può credere.

Oggi razionalmente potrebbe essere visto come un gran bel racconto per quei bambini, ingenui e digiuni di informazioni scientifiche e tecnologiche, liberi da costruzioni mentali a da ogni forma di malizia, eppure a distanza di anni io continuo a crederci.

Un altro anno è trascorso e sono nuovamente pronta per seminare quei chicchi neri che sembrano grani di pepe per rinnovare il mistero dei gelsomini che si proteggono dal sole di giorno e si schiudono all’imbrunire. Mi conforta poter credere che “’U Signuri” continui a donarci queste meraviglie per allietare la nostra preziosa esistenza e che tu nonna continui a coltivarli insieme a me.

Fabiola Marsana