Vedeva la natura come una spaventosa araldica.
Edwin Muir, The Marionett
I libri ingialliscono come le foglie. Ma cadono più in fretta.
Preferisce avere poco tempo per vedere le cose. Per sentire l’odore della polvere.
Troppa Luna. Nel pozzo l’acqua s’avvelena.
Invecchiare è un privilegio riservato ai morti.
Non legge più. Si limita a guardare le parole.
«Sapreste dirmi in quali fosse comuni finiscono i volti?»
Scegliere la stagione ideale da una fila ordinata di rebus.
Quando si rende conto di attirare solo persone sgradevoli, il suo altruismo ammutolisce all’istante.
Tra poco ne farà parte. Per questo il verde gli sta tanto a cuore.
L’amore è ciò che rende il superfluo necessario.
Un pompiere piromane non fa danni se è indeciso.
«Allontana da me questo calice. Ma prima versatene un po’.»
Clandestinità, facile preda delle malinconie.
Nel libro dei conti puoi trovare un petalo o un ragno. Entrambi schiacciati.
Anche lo sguattero più irreprensibile pecca d’indulgenza.
Non c’è musica che rimedi a una pessima dieta.
Tra bellezza e cupidigia c’è un sentiero chiamato umanità.
Contro la noia, dovete concepire la vita come strumento di tortura.
«Aveva un diavolo per capello. Così gli ho mozzato la testa e l’ho immersa nell’acquasantiera.»
Va dritto all’inferno chi voleva puri spiriti e si scopre solo carne.
Un esame di coscienza non presuppone di averla.
O virus o virtù. Niente mezze misure.
Astuzie da anacoreta: «Il mio ghiaccio ti scalderà».
La malattia ha senso per gli atti del dolore. Istanti supremi fuori dalla storia.
La mappa del mondo più fedele è scritta in braille.
Anche se il corpo è una camera d’albergo, ne restituirai la chiave una volta sola.
Si ammutina lo strazio. Veniamo travolti dai doni.
«Amerai il prossimo tuo più di te stesso». Forse così avrebbe funzionato.
Nei pluviali si sente gocciolare da giorni. Anche in pieno sole. È un acqua maledetta, porta voci di liti lontane.
Lorenzo Morandotti