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As arpija ant la neuit afrosa ’l vòl
ëd la Fenis ch’a sbefia la fin;
sò braj as anvisca e a cissa
stërmà an sël feu che a cheuj
l’ùltim but ëd soa vita
parèj ëd n’erbo antich
sota ’l cél dësmentià ’d nòsti arcòrd.
Erbo chërsù an sij finagi
dël bòsch ch’a taja ancheuj e doman
ant na lus ch’a smasiss ant ël jer
ëd na memòria contraria a l’òm.
Parèj la Fenis a grinfa la susna
d’un romé ch’a arfuda lë spìrit
ëd na conossensa neuva
s-giaflà da soe ale antiche.

Bërlusent l’arch ëd le paròle
ch’a arnassran da tò feu
che minca na lus a sara ant ël cel
an sl’ùltim orisont ëd la vita,
anté che òra e tèra e eva
a batieran l’arnassensa
ëd na mistà veuida e rupìa
ant n’arcòrd ch’a smasiss
d’un passà sensa fin e sensa làuda
anviscà da le lòsne che a canto
ël misteri d’un seugn ëd carcaveje.

 

 

Fenice    Riprende nella notte spaventosa il volo/ della Fenice che sbeffeggia la fine;/ il suo urlo si accende e stimola/ nascosto sul fuoco che accoglie/ l’ultimo fine della sua vita/ come un albero antico/ sotto il cielo dimenticato dei nostri ricordi./ Alberi cresciuti sui confini/ del bosco che taglia l’oggi e il domani/ in una luce che si stempera nel ieri/ di una memoria contraria all’uomo./ Come la Fenice afferra il desiderio/ di un pellegrino che rifiuta lo spirito/ di una conoscenza nuova/ schiaffeggiata dalle sue ali antiche.// Luccicante l’arco delle parole/ che rinasceranno dal tuo fuoco/ che ogni luce chiude nel cielo/ sull’ultimo orizzonte della vita,/ dove brezza e terra ed acqua/ battezzeranno la rinascita/ di un’immagine vuota e grinzosa/ in un ricordo che svanisce/ di un passato senza fine e senza lode/ acceso dai lampi che cantano/ il mistero di un sogno-allucinato.

Dario Pasero

Nato a Torino nel 1952, laureato in Lettere Classiche presso l’Universitas Taurinensis, con una tesi sulla metrica delle commedie di Terenzio, è docente di ruolo di Italiano e Latino al liceo classico di Ivrea, oltre che giornalista pubblicista e collaboratore con la Regione Piemonte per i corsi di lingua e letteratura piemontese che si tengono in varie sedi del territorio regionale. Dai primi anni Ottanta del secolo scorso ha iniziato la sua attività di scrittore (sia in prosa che in poesia) in lingua piemontese: sue composizioni sono state pubblicate su varie riviste specializzate in Piemonte e altrove. In lingua italiana, oltre che con alcune testate giornalistiche locali, collabora con l’annuario eno-gastronomico, fondato da Mario dell’Arco, «l’Apollo buongustaio» di Roma. Al suo attivo sono i volumi di prose piemontesi Sapej (Ivrea, 1997; in collaborazione con Censin Pich) e di poesie: An sla crësta dl’ombra (Ivrea, 2002), Masche Tropié Bërgamin-e e Spa (Ivrea, 2006) e L’ombra stërmà (Catania, 2012). Alcune sue composizioni sono ospitate nel volume antologico Forme della terra–Dodici poeti canavesani (Torino, 2010) Ha altresì al suo attivo l’edizione critica delle poesie di Alfredo Nicola e del teatro di Armando Mottura (entrambe per i tipi del «Centro studi piemontesi» di Torino, rispettivamente, nel 2007 e nel 2009), la collaborazione al primo e al secondo volume di La letteratura in piemontese (2003 e 2004; antologia edita dalla Regione Piemonte; in collaborazione con Gianrenzo Clivio e Giuliano Gasca Queirazza) ed una recentissima Storia del teatro in Piemonte (in collaborazione con Fabrizio Dassano; Ivrea, 2012). Sta per uscire la sua edizione critica delle poesie piemontesi di Ignazio Isler (1699-1778). È direttore della rivista trimestrale «La Slòira» di Ivrea, che si occupa di letteratura piemontese sia antica che moderna e contemporanea, e del semestrale di varia umanità «l’Escalina».