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© Arnold Böcklin, Medusa, 1878

C’era una volta un rumore.
Oscuro borbottante, sembrava provenire dal centro della terra, inseguire le strade le rotte, salire su, dalle fondamenta fino alle ultime insenature della corteccia tremante e i venti, spargersi arido tra le bocche dei passanti che, d’improvviso, piegati, gustarono polvere, foglie, asfalto, linfa, raucedine, petali, tosse, tubature e non più parole. Il rumore si attenuava.
Guarda l’enorme cielo: vetrificato.
Scavati come crateri i loro cuori respinsero la solitudine della crepa. Seguirono in alto, gli sguardi, traiettorie aeree diagonali, galleggianti tra filamenti verdeazzurri dio, di un’acqua densa, gli occhi come pesci boccheggianti, assetati.
I contorni del battito si schiarirono, così la pelle assorbì la trasparenza, densa.
Mentre fuori perseguiva il crollo, mattoni fracassavano mattoni e nubi luciferine si attardavano sospese scheggiando di risa e nulla il fracasso, oltre l’apparenza sgretolata cominciò una nuova frequenza.
Dai numeri scomparve il perimetro, gli schermi assottigliati rientrarono nelle gole delle tastiere, scomparvero anche le lettere dai tasti e la punteggiatura, si assottigliarono fili in lunghi capelli di una gigantesca forma abbagliante, i tasti stessi sprofondarono nella sparizione, lo spazio divenne fluido, i confini albini, e le terre mescolarono i loro nomi e i nomi divennero terre, nuove specie di animali, nuove lingue di suoni intersecarono la rara composizione dell’armonia, presero a rispondersi gli echi, dal punto di emissione parlarono tutti, con la mente scavata dalle aperture.
Entravano e giungevano e voltandosi si riconoscevano, pensieri sorgivi passavano, gorgheggianti, tra le grotte della memoria, illuminando, a fasci intermittenti, il buio umido.
Grumi di pipistrelli perdettero il sonno, roventi spiccarono il volo stridendo accecati tra le pareti rocciose, fuori dalle bocche cavernose tacquero gli ultrasuoni.
E nel dolce silenzio del mondo si levò, abbagliando, un’antica benedizione.

 

© Arnold Böcklin, Medusa, 1878

Maristella Bonomo

E' nata a Catania ma vive a Roma. Si è laureata in cinema al Dams di Bologna con una tesi su Proust e il cinema. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Italianistica, sempre all’Università di Bologna, sulla sceneggiatura cinematografica. Ha pubblicato alcuni racconti sulle antologie: I racconti della Garisenda (Re Enzo editore, Bologna, 2002), Gli Intemperanti (Meridianozero, Padova, 2004) e I racconti sul caffè (Caffè Moak, Modica, 2005) e in alcune riviste e quotidiani. Sue poesie sono apparse nella rivista Graphie, nelle antologie Donne e poesia (Giulio Perrone editore, Roma 2007) e Eros e poesia (Giulio Perrone editore, 2007). La sua prima raccolta di poesie Passi segreti è edita da Prova d’Autore (Catania, 2008). La sua prima raccolta di racconti Riflessi è edita da Giraldi editore (Bologna, 2009), con una postfazione di Enrico Ghezzi. Sempre con Enrico Ghezzi ha realizzato quattro videoclip per il duo pianoforte e voce Mama’s Gan. Ha lavorato come redattrice, critica e traduttrice per le riviste letterarie ClanDestino e Griseldaonline.