Al momento stai visualizzando Roso lo scoiattolo curioso

Alle prime luci del giorno il bosco di faggi e querce era meraviglioso, il refolo di vento che agitava le cime degli alberi aveva lo stesso suono di un respiro. Il coro dei picchi che martellavano con i loro becchi la corteccia dei tronchi alla ricerca di minuscoli vermi per la colazione era già cominciato, mentre Roso, il piccolo scoiattolo, se ne andava in giro a raccogliere bacche e noci, anche lui con la pancia vuota. Lo avevano chiamato Roso per via delle striature rosate del suo pelo, era un roditore attento e curioso, amava guardarsi intorno, scoprire nuove cose con una immensa sete di apprendere. A casa sua era da poco arrivata una nidiata di fratellini tanto piccoli da sembrare batuffoli di cotone che frignavano e si lamentavano così lui aveva avuto il permesso dalla mamma di fare una passeggiata da solo per procurarsi qualcosa da mettere sotto i denti.

Girovagò fra i muschi e le felci, poi attraversò con un balzo un piccolo ruscello e si diresse verso la radura dove sul prato verde e soffice come un tappeto le gocce di rugiada non ancora asciugate dal sole sembravano biglie di vetro. Ai bordi crescevano le more che tanto gli piacevano. Ne stava già assaporando in bocca il gusto dolce e succoso quando fu attirato da una strana coperta a quadri gialli e verdi distesa sull’erba sulla quale un uomo anziano e un ragazzo erano seduti a fare colazione. Da un cestino accanto a loro prendevano grandi fette di pane nero, le spalmavano di miele mentre amabilmente conversavano. Lo scoiattolo si fermò dietro un vecchio tronco ad ascoltare incantato, ascoltava le parole che i due si dicevano. Il ragazzo chiese all’anziano: “Come mi puoi spiegare la parola anima?” Che bella parola pensò Roso e tese le orecchie per cogliere la risposta ma in quel preciso momento una folata di vento agitò il bosco, qualche pigna cadde pesantemente dai rami e lo scoiattolo scappò via spaventato. Ma quella bella parola, anima, gli risuonava nella mente.

Tornò alla sua tana, la madre era affaccendata con i suoi fratellini spezzettava noci e ghiande, le masticava per bene, le inumidiva con la saliva e poi dalla sua bocca le passava alle boccucce rosse dei piccoli.

“Mamma – chiese Roso – cosa vuol dire la parola anima?”

“Non so, è qualche cosa di importante, ma mi sembra che ce l’hanno solo gli uomini”, rispose la mamma e, presa dalla cura dei piccoli, consigliò a Roso di parlarne col vecchio leone: “E’ un vero saggio – disse – conosce molte cose. Lo puoi trovare nella grande caverna di luce che si trova sul limitare del bosco.”

Così Roso si incamminò per il sentiero e giunse davanti alla grande caverna, da un foro in alto la luce pioveva dentro illuminando ogni cosa, c’erano antichi libri disposti in buon ordine su un basso tavolo e per terra sassi levigati composti in forme concentriche. Lo scoiattolo si guardava attorno ammirato.

“Cosa vuoi piccolo scoiattolo?” Una voce penetrante e altera lo distolse, quasi lo impaurì. Il leone era vecchio, forse il più vecchio di tutta la foresta, la sua pelliccia, in molti punti sembrava addirittura rattoppata e sulla testa dell’antica criniera restavano solo radi ciuffi color ocra.

“La mamma mi ha detto che sai molte cose” pronunciò timido Roso.

“Non troppe né poche, conosco quelle giuste, le cose che mi servono”, rispose il leone.

“Ma hai letto tanti libri?” continuò a domandare lo scoiattolo.

“Si – sentenziò l’altro – qualcuno l’ho letto ma si impara soprattutto dall’esperienza, non dimenticarlo, la nostra vita ci insegna tutto se viviamo con consapevolezza.”

Oggi è la giornata delle parole nuove pensò Roso e chiese: “Cosa è questa cosa di cui parli, la consapevolezza?” La risposta del leone non si fece attendere:

“Consapevolezza vuol dire essere sempre presenti, essere nelle cose che fai mentre le fai, stare nel momento. Tutto il resto, il passato, il futuro sono solo chiacchiere. Noi abbiamo solo l’attimo, questo ad esempio dove siamo io e te che parliamo. Ma piuttosto dimmi cosa desideri, perché sei venuto fin qui?”

“Oggi ho sentito una parola strana e non ne conosco il significato” pronunciò timido Roso.

“Il sapere è molto importante – sentenziò il vecchi leone – perché nutre la mente, ma anche il sentire è importante perché ci apre il cuore. Ma ripetimi quella parola e se non la conosco consulteremo i miei libri.”

“Un ragazzo lì nella radura – disse lo scoiattolo – domandava a un vecchio signore di spiegargli la parola anima ma io non ho potuto ascoltare la risposta, mia madre non sa darmi spiegazioni, anzi sostiene che ce l’hanno solo gli uomini e, a me, pare ingiusto ma adesso ti ascolterò con attenzione sento che tu mi potrai aiutare.”

“Hai fatto colazione?” domandò il saggio leone.

“Veramente no, non ne ho avuto il tempo.”

“Allora avrai fame” continuò.

“Certo – spiegò Roso – sento il mio stomaco muoversi e gorgogliare.”

“Vedi – disse il leone – quel gorgoglio è la tua anima, cioè la vita, ciò che è vivo in te, che ti spinge a cercare il cibo, a vivere.”

Lo scoiattolo guardò perplesso e il leone continuò: “Io non vorrei perdermi in discorsi filosofici, sull’anima molti hanno meditato e scritto tomi infiniti, a me piace pensare che c’è una sola anima, l’anima del mondo che è spezzettata in tutte le cose che esistono: nelle pietre, nell’acqua, negli animali, un pezzetto di vita infinita che splende dentro ciascuno di noi e che è l’elemento che ci rende simili e che ci fa appartenere ad una unica matrice, un’unica origine dalla quale tutti discendiamo. Questo è il mio personale pensiero. Altri ne fanno un fatto religioso, spirituale, dissertano e la mente li porta lontano. Ma mi ricordo a questo proposito di un uomo vissuto tanto tempo fa, si chiamava Francesco e faceva il frate, lui diceva che tutti eravamo fratelli, lo diceva all’acqua, ai sassi persino i lupi considerava fratelli perché figli di un solo unico Padre. E poi mi viene in mente che ho letto in uno dei libri più antichi del mondo che fu Dio a creare gli animali, cioè noi insieme a tutte gli altri esseri, quindi l’anima o qualcosa di simile sicuramente palpita anche dentro di noi e negli elementi della natura: negli alberi, nel vento, ho letto che Gesù parlava con loro e loro lo ascoltavano e gli obbedivano. Per cui penso che se noi ci chiamiamo animali e questa parola deriva da anima, un motivo ci sarà. Comunque, se vuoi un consiglio non ci pensare cerca invece di sentirlo dentro di te questo pezzetto di infinito che ci fa tutti uguali.”

Gli sorrise, lo salutò e rientrò, regale e maestoso, dentro la sua caverna. Lo scoiattolo riprese la via di casa, avvertiva una nuova felicità: si sentiva meno solo e poteva dare finalmente un nome a quella emozione che spesso provava nel profondo del cuore, l’emozione di essere parte di qualcosa di più grande, adesso sapeva che si chiamava anima o meglio anima del mondo.

Renata Governali