A PELO D’EQUATORE
Verso generoso a doppio cielo piega
alto all’istinto trova il fondo
pur convesso se tondo prima c’era
la maschera plasmata a sego e cera
un bordello di luci strisce & stelle
con Zio Sam galluzzìno nei baffetti
pepe & sale
animale tricheco di Chicago
amato dai turisti giapponesi
sempre sospesi tra le salse e i brodi.
Noi popolo giulivo a creste arcuate
sempre oppressi da rate e minutiere
aspettiamo le sere e le abitudini
battendo ciglia umide e le mani
impestate odorose di petrolio
sapienti muti proni al port/folio
rivolgiamo preghiere a chi ci opprime
versi grumosi e canti di balere
nelle sere gelate ansie d’amore
lungo il filo tenace appeso al cielo
a pelo d’equatori immaginari
oltre la notte le aurore le illusioni
visioni drammatiche e giulive.
AUTOSTIME
Autostima s’incroda a rocce bianche
scarta vomeri vanghe
scava a nude mani e s’allunga
ai piani alti accede al Colapesce
entra e non esce forte più per nulla
sfaccetta a lama il legno
lo scalpella oppone la parola.
È continua la spola ma si spende
e più dipende quanto meno cede
un dito un gesto un piede e pure
l’anima procede direttissima e fluente
come le tende a scacchio sotto vento
tra cielo spento a incespica e rovina.
OMBRE
Senza ritorno un’ombra
e se mi giro un’altra quella mia
tenace insiste ardita
esempio di vita dipendente
dal che luce respinge.
Amore l’ombra segna controluce
dove conduce il cuore
ombre senza pudore gli anni e il duolo
fosse volo di passero o farfalla
ripete traccia effimera ogni vita
s’appaga alla sua ombra anche la nube
sospinta illusa verso qualche meta.