La creazione e l’assegnazione ad hoc della rubrica Orologio a cuculo arriva, per me, con una certa sorpresa, motivo per cui desidero rinnovare anche qui i ringraziamenti alla Direzione di Lunarionuovo per la scrivania virtuale che mi è stata affidata.
Risalgono esattamente alle 19:01 e alle 20:01 dello scorso sabato 14 i due eventi da cui scaturisce il titolo a questo mio contributo. Il primo, a testimonianza del quale potrei mostrare regolare scontrino fiscale, è l’acquisto di un ukulele soprano color rosso. Il secondo, allo scoccar del sessantesimo minuto dall’azione pagamento strumento musicale, è l’assegnazione della rubrica in questione.
È così che ukulele e cuculo entrano far parte della mia vita.
All’ora successiva inizia una cena luculliana, della quale in questa sede non rendo noti luogo e commensali, e una lieve molesta brillosità, ma anche brillantezza mentale modestamente, fanno sì che, forse a causa della forte assonanza tra le due parole rimbombanti in testa a ripetizione, cu-cu-lo u-ku-le-le, mi si materializzi in forma di allucinazione la probabile inutile idea del secolo: il cuculele.
Fosse solo un’idea di parola sarebbe ben poca cosa, nulla di grave, ma il peggio arriva quando mi rendo conto che cuculeggiare allo scoccar dell’ora è un compito arduo che richiede impegno, efficienza e precisione, più o meno come l’ukuleleggiare e il più generale suonare uno strumento, motivo per cui comincio a preoccuparmi seriamente.
In uno dei pochi momenti di lucidità, il mio pensiero viaggia a ritroso nel tempo fino a circa una ventina di anni fa, quando uno zio che in gioventù cercò e trovò fortuna in uno dei cantoni, mi fece recapitare a casa un grosso pacco contenente un orologio a cucù di fabbricazione svizzera.
In seguito, con il pensiero nuovamente in sala da pranzo, mi chiedo se sia un segno o se sia stato il caso, che due eventi così strani per assonanza, seppur uno sia avvenuto per mia intenzione (l’acquisto di uno strumento musicale non è cosa che avviene tutti i giorni) siano capitati nella stessa giornata e addirittura a distanza di un’ora esatta l’uno dall’altro: il caso di recente lancia parecchi segnali, ciascuno associabile ad altri a seconda della direzione considerata.
Mi impegno a porre le basi per un progetto concreto cominciando dal cruciale dubbio: ma il cuculele sarà un ukulele le cui particolari corde vibrano emettendo un simpatico cucù, o un orologio a cuculo con uccello danzante hawaiano che invece di cuculeggiare preferirà ukuleleggiare?
Forse nulla di tutto ciò. C’è il rischio che tutto rimanga ancorato nella mia immaginazione, fuori da un futuro immaginario collettivo.
Realizzo che è solo un caso, anche se un caso non avviene per caso.
La primavera è arrivata, e se c’è tempo per i progetti seri, figuriamoci per quelli costruiti in aria! Ma non c’è alcun pericolo, non servirà aprir finestre per far sì che tutto si disperda fuori da quattro mura: poiché è risaputo che “… lu cuccu ci dissi a li cuccuotti: a lu chiarchiaru nni videmu tutti”, attenderò pazientemente a lu chiarchiaru, insieme al cuculo e suonando l’ukulele, che mi venga qualche buona e sostanziosa idea in materia di cuculele.