La tua voce
Ho atteso la tua voce ed è tornata
come i colori della primavera
senza fretta in questi giorni nuovi
pieni di vento e di grigio spavento
tu mi hai parlato e il tempo si è fermato
come luce dell’alba dentro un sogno
che accende le stelle in un solo velo
nel suo materno abbraccio con il cielo.
Ed è questo meraviglioso istante
senza risposta che non sia d’amore
come un fiorire sempre presente
allo sguardo distratto nell’altrove
della continua trave d’ogni giorno
intorno a contese e vaghe pretese
che oscurano la vista nei bagliori
di crudeli ed inutili timori.
Tu mi hai parlato e non chiesto conto
se ancora una volta permetterò
che mi attraversi questa paura folle
che mi squarci il petto e uccida la mente
o ascolterò la mia sete interiore
senza esitare ed aggirare ostacoli
spostati all’esterno d’altri confini
e mi terrò le mie ansie più profonde
e ti cercherò tra i miei pensieri
e scruterò i tuoi passi nell’inchiostro
per raggiungere ancora la tua voce.
(Catania, 17-18 marzo 2020)
La tua mano
È la tua mano a mostrarmi il giorno
a reggere il mio passo in questa veglia
nello sguardo smarrito si consuma
tutta la luce e precipita il buio
sull’iride infiammata dal dolore
mentre il sapore acre di una lacrima
i denti silenziosi chiude nel torpore.
Eterna nel tratto breve è la mano
che si fa carezza con tenerezza
la stessa della madre dopo il parto
promette nuova luce e nutrimento
nel tormento di questa solitudine
annunciata lontano dagli occhi
e viva di essenziale inquietudine.
(Catania, 25 – 31 marzo 2020)
Marisa Liseo