Mentre scendeva lungo la strada che da casa sua portava alla piccola chiesa nella piazzetta in fondo alla strada, l’aria frizzante del mattino pungeva piacevolmente le narici di don Vito Sodano e l’insieme di odori che si sprigionavano dagli alberi di agrumi e dalle erbe gli procuravano una sensazione inebriante e stimolante.
– Buon giorno, bella giornata!
Si fermò e voltandosi vide donna Maria che stava spazzando il piccolo viale che conduceva alla sua abitazione.
– Bellissima – disse don Vito. Sì, era proprio bella quella giornata e ciò contribuiva a rendere la zona ancora più amena.
– Speriamo che qui non costruiscano ancora case e ci lascino godere questi scorci di giardini di limone -, aggiunse la donna.
– Lo spero anch’io.
Nella zona un tempo verdeggiante, erano sorti molti palazzi, alcune scuole e gli abitanti si erano moltiplicati. Prima tutti si conoscevano adesso erano troppi per conoscersi.
Intanto che riprendeva il suo cammino, si aggiustò la cravatta e abbassando lo sguardo sul suo vestito si sentì orgoglioso della sua eleganza.
Figlio di contadini, aveva fatto tanti sacrifici per studiare e conseguire il diploma di ragioniere, di cui andava fiero. Era entrato in una ditta della sua piccola città ed era riuscito ad ottenere la stima e il rispetto dei dirigenti e dei collaboratori.
– Ragioniere, buona domenica.
Nella zona molti lo conoscevano e questo lo rendeva felice.
Pensò a Nina, sua moglie, l’aveva lasciata a letto. Era stato molto fortunato a sposarla. Nina era una donna graziosa, dolce ed intelligente. Avevano creato una bella famigliola con due figli maschi che dapprincipio avevano dato qualche preoccupazione, ma crescendo, a poco a poco, si erano calmati.
Stava andando ad ascoltare la messa del mattino nella piccola chiesa del suo quartiere.
Nina era andata a messa la sera precedente, perché quella domenica voleva godersela, crogiolandosi un po’ più a lungo nel letto per poi farsi bella, giacché sarebbero andati a pranzo fuori e voleva essere in forma.
Intanto don Vito osservava le costruzioni ai lati della strada, tante erano nuove,alcune alte, altre erano villette o edifici di tre piani.
Un tempo, quando la zona era poco popolata e scarsamente illuminata, c’era stato un delitto.
Ricordava ancora. La moglie lo aveva svegliato nella notte dicendo che aveva sentito una voce flebile che chiedeva aiuto. Si era affacciato, ma al buio non aveva visto nulla, né udito nulla.
Il mattino seguente, la portinaia del suo stabile lo aveva fermato dicendo:
– Ragioniere, non si impressioni, la sua macchina è un po’ sporca di sangue, ma ormai “quello “… lo hanno portato via!
Si era diretto verso la sua macchina e sulla vernice bianca aveva visto vistose macchie di sangue, come se qualcuno si fosse aggrappato al tetto della macchina e poi scivolando lungo la fiancata, l’avesse imbrattata.
Una piccola folla era ancora radunata intorno.
– Che cosa è successo? – aveva chiesto sorpreso e disorientato mentre gli veniva in mente l’episodio della notte appena trascorsa.
Una donna aveva detto a denti stretti :
– Quello se lo è cercato ! L’hanno ammazzato come un cane. Ha fatto la fine che meritava.
– Ma perché ?
Un’altra aveva aggiunto :
– Aveva da sempre insidiato la figlia. Poi questa era fuggita con un ragazzo per sottrarsi al padre, ma costui era tornato ad insidiarla di nuovo, pare che fosse addirittura riuscito a violentarla ancora una volta. E allora il ragazzo della figlia che gli aveva dato appuntamento qui ieri notte per discutere, ad un tratto lo aveva accoltellato.
Ricordava spesso questo episodio talvolta nella notte, quando sentiva qualche voce o rumore sospetto. Ma ormai la zona era quasi tutta popolata ed illuminata e ciò lo rendeva più tranquillo.
Intanto era arrivato alla piccola chiesa nella piazzetta ai piedi della collina.
Costruita agli inizi del XVIII secolo, con il suo prospetto neoclassico realizzato in un secondo tempo, era una chiesetta privata essendo i proprietari appartenenti all’alta borghesia, secondo alcuni, alla nobiltà, secondo gli interessati. Gli era sempre piaciuta quella chiesetta, che nella sua graziosa semplicità, aiutava al raccoglimento interiore e vi si poteva ammirare alcune delle migliori opere di pittura di Giacinto Platania, un pittore del settecento che tanto lustro aveva dato alla sua città.
Entrò e con meraviglia vide che era già piena di fedeli. Subito capì il perché.
Vide un posto vuoto a metà dell’unica navata e andò a sedersi.
Si rese conto che quella messa era dedicata in particolare ad un anniversario di morte. Ma, di chi ?
Si guardò intorno e cominciò a distinguere tra i fedeli, molti che si vantavano di appartenere all’antica nobiltà locale. Anche se non li avesse riconosciuti, l’atteggiamento eretto e distinto, lo sguardo selettivo e sussiegoso, l’avrebbero ben indirizzato.
Qualcuno dietro di lui, rispondendo ad una domanda che non era stata fatta, sussurrò :
– Questa messa è dedicata alla baronessa che è morta l’anno scorso.
Il fatto non era rilevante per don Vito che neppure la conosceva, per cui si appressò a concentrarsi sulla funzione religiosa.
Conosceva il celebrante perché un tempo era stato docente nella scuola che lui aveva frequentato.
Di lui ricordava lo spiccato senso di humour che usava spesso, principalmente quando veniva toccata la sua suscettibilità. Egli era infatti un prete molto permaloso e un po’ polemico, ma sapeva il fatto suo tanto che diventato preside si destreggiava bene in questo campo per certi versi minato.
I fedeli avevano concluso la recita del Padre Nostro e il celebrante stava invitando i fedeli a scambiarsi il Segno della Pace.
Don Vito aveva automaticamente steso la mano per stringere quella del suo vicino. Ma la sua mano era rimasta stesa a mezz’aria. Il suo vicino non aveva fatto alcun movimento verso di lui.
Don Vito, che era un uomo concreto, pensò che questi non avesse notato il suo gesto di fratellanza e facendo una leggera pressione con il gomito contro il braccio del suo vicino, gli volle comunicare la sua disponibilità. Il vicino non si mosse, né si voltò verso di lui.
A questo punto don Vito lo guardò con sorpresa e vide un giovane intorno ai venti anni e accanto a lui una ragazza della stessa età, con la quale aveva appena scambiato il Segno della Pace e riconobbe in lui il rampollo di una famiglia imparentata con la defunta baronessa.
La messa era finita.
Don Vito si voltò e uscì dalla chiesa. Era sconcertato. Certamente quel giovane era un maleducato e l’episodio lo aveva infastidito. Pensava.
Vivevano in un’isola meravigliosa che da secoli cercava di progredire, di trovare una collocazione nel mondo dell’economia, del turismo, della politica. Quale contributo avrebbero mai potuto apportare quel tipo di giovani?
Non sapeva, né voleva interpretare il gesto di quel giovane, solamente si rendeva conto che quel ragazzo aveva dei problemi seri e anche se la cosa non lo riguardava, non poteva evitare di provare pena per lui.
L’aria fuori si era fatta meno frizzante e un dolce tepore lo avvolse allorché si accinse a risalire la collina.
Iole Trovato