Il signor Fanfulla aveva deciso di fuggire, lasciarsi tutto alle spalle in una cancellazione memorabile: per questo era diventato un assiduo frequentatore delle agenzie di viaggio, nella speranza di cogliere l’occasione favorevole.
Il suo ormai era diventato un puntiglio: progettava una specie di trasmigrazione oceanica, con relativo cambiamento di fuso orario…
Affacciato al davanzale del suo condominio, una sera scrutava la costellazione di cemento che lo circondava, sentendosi afferrare dall’angoscia, ma all’improvviso un lampo squarciò il cielo: avvertì una forza irrefrenabile che lo spingeva lontano e il signor Fanfulla si accorgeva che stava decollando, come se finalmente fosse scoccata l’ora della partenza.
Tutto era stato sistemato da tempo, anche il suo sacco a pelo e la tenda erano a portata di mano: ci fu un turbine, come uno spostamento dell’asse di simmetria del mondo, e lui si vide proiettato lontano, nell’orizzonte luminoso delle galassie celesti.
Dall’alto tutto era meraviglioso, con quel fluire ininterrotto di linee luminose che accarezzavano i suoi pensieri vaporosi: da lassù le sue preoccupazioni si rivelavano cose da nulla, frammenti marginali nella vastità incommensurabile dell’universo…
Di colpo il vento cessò e il signor Fanfulla sentiva che planava lentamente come su un tappeto volante: credeva di essere atterrato in una radura, ma presto si accorse di essere capitato in mezzo a una foresta.
Gli alberi lo guardavano meravigliati, qualche vecchio baobab storceva il naso, ma le foglie con i loro fruscii sembravano rincuorarlo: all’improvviso però da un punto misterioso spuntò un grosso serpente che avanzava barcollando.
“Mi faresti il ponte?” – chiese al signor Fanfulla – “Devo andare di là dal fiume e non riesco!”.
Lui non ci pensò due volte: sistemò due grossi alberi caduti e gli fece il ponte: “Grazie!”- sussurrò il serpente, allontanandosi.
Come per miracolo, alla sua scomparsa spuntò nella foresta un grande castello che aveva cento stanze d’oro: il signor Fanfulla era tutto contento e si stava già sistemando nella stanza reale, quando dalla cima di una torre giunse un grido spaventoso, era l’urlo della strega.
Dall’alto gridava che avrebbe imprigionato il suo cuore, se non gli avrebbe portato la pietra che rende trasparenti…
Ma dove trovarla? Il signor Fanfulla si sentì precipitare nell’abisso dello sconforto: non sapeva proprio da dove cominciare!
Quando una lacrima gli scivolò dagli occhi, sentì il cinguettio di un uccello che era entrato da una finestra socchiusa.
Quell’uccello cantava una strana canzone, sembrava che dicesse: “Cerca dentro di te, vedrai la troverai…”.
Così partì al galoppo di un bianco cavallo e cominciò a scendere nel profondo della mente: si lasciava alle spalle brandelli di pensieri velenosi, parole crudeli.
A un tratto, come una freccia mortale, un triste ricordo si conficcò nel centro del suo cuore e allora il signor Fanfulla sentì che la sua mente diventava di ghiaccio: era una voragine che si spalancava, mentre uno stuolo di fantasmi lo assaliva da ogni parte.
Per fortuna all’ultimo momento riuscì a riprendere il viaggio, inseguendo un vago desiderio: galoppava nell’onda dei colori iridescenti e si accorgeva di ritrovare qualcosa che credeva di avere perduto, un fremito di dolcezza incessante conquistava la sua mente e all’improvviso si sentiva leggero.
I tristi pensieri scivolavano via e il signor Fanfulla aveva l’impressione di rinascere: tutto era ancora possibile e all’improvviso si accorse che stringeva tra le mani la pietra che rende trasparenti…
A questo punto scoppiò un grosso temporale, con tuoni e fulmini: un fulmine centrò proprio la strega che stava appollaiata sulla torre più alta, e morì all’istante.
Quando la furia dei venti si placò, il signor Fanfulla si risvegliò come da un sogno, ma tra le mani gli sembrava di stringere qualcosa di misterioso, forse invisibile, che gli infondeva speranza, come se ritrovasse qualcosa che credeva per sempre perduto…