Al momento stai visualizzando Reportage Atene: interviste alla Storia, interviste nell’Agorà
© Federico Verani

Non ho alcuna fiducia nelle dittature e soprattutto nelle dittature civili. Io non mi sono mai sentito debole, se non quando le Camere erano chiuse.(…) Sono figlio della libertà e a lei devo tutto ciò che sono.
Camillo Benso Conte di Cavour

– Salve posso farvi una domanda qui nell’Agorà di Atene dove i grandi filosofi parlavano di politica? – chiedo a tre che mi sbucano da dietro le rovine puntandoli col registratore.
– Siamo anarchici! Non ci piacciono i politici, sono tutti corrotti, loro e i governi – mi risponde un tizio robusto e rasato.
– Di che paese siete? – gli sorrido.
– Siamo di Unluckyland! Siamo Anarchici! – mi ribatte con foga.
Gli sorrido allontanando il microfono da lui e aprendo le braccia.
È con due ragazze vestite anche loro di nero. Mi guardano con sfida divertita.
Io sorrido di nuovo:
– Ma siete qui per la manifestazione di oggi? -.
– Siamo anarchici. Non rispondiamo! – mi strilla gioiosa una del trio.
Sembra una groupie di un gruppo metal: un corpo snello ed energico, un fiammifero pronto ad accendersi.
– Beh allora almeno ditemi qual è secondo voi la miglior forma di governo – insisto.
– Siamo anarchici non ti rispondiamo – ribatte l’altra.
Le due ragazze sono incuriosite, vorrebbero parlarmi.
Forse vogliono solo insultarmi. Io ci riprovo.
– Quindi la miglior forma di governo per voi è l’anarchia? -.
L’uomo del trio si fa avanti e mi taglia fuori in definitiva:
– Siamo anarchici – il suo sguardo è di sfida.
– A-nar-chi-a! – insiste come un mantra.
– Anarchia e basta – conclude portando via anche le due ragazze.
La sua posizione è non rispondermi.
La sua sfida è quella.
Mi volto e scambio un’occhiata d’intesa con un americano seduto a due passi da me.
Da quando l’ho intervistato non si è più voluto allontanare.
Si diverte a sentire le mie domande e soprattutto le risposte delle persone.
Ora se la sta ridendo di gusto.
Ora rido anche io.
Ora però mi chiedo chi me l’ha fatto fare.
Che ci faccio qui?
Cosa sto facendo?

Mentre Federico segue la manifestazione dello Sciopero Generale di Atene, io faccio interviste nell’antica Agorà ateniese.
In una manciata di ore intervisterò 76 persone.
Di tutto il mondo.
Per essere precisi:
20 americani.
7 inglesi.
6 tedeschi.
5 australiani
5 canadesi.
4 norvegesi.
4 belgi.
3 italiani.
2 pakistani.
2 argentini.
2 spagnoli.
2 thailandesi.
2 francesi.
2 brasiliani.
2 olandesi.
2 cileni.
1 polacco.
1 venezuelano.
1 libanese.
E infine 3 abitanti di Unluckyland.
In tutto 76.
Un exit poll al cuore del mondo vivente trapiantato nel cuore – morto? – della storia di questo mondo.
Proprio mentre gli sta venendo l’infarto.
76 esseri umani da tutto il mondo mi hanno detto che tipo di sistema governativo preferivano.
Com’è andata?
È andata intanto che per me è una scelta.
Ho scelto.
A me piace vedere l’intelligenza umana all’opera.
A me piace sentire gli ingegni mentali elucubrare.
A me piace sapere cosa hanno da dire gli esseri umani liberi.
Ho scelto.
Il mondo ha bisogno del talento costruttivo degli esseri umani.
È per questo che dalle 9 del mattino sarò all’Agora di Atene a sondare l’intelligenza umana.
Ho bisogno dell’intelligenza altrui.
Non degli scontri di piazza.
Dei 76 intervistati, se diversi intervistati mi hanno dato risposte scontate, molti invece mi hanno invece spiazzato con osservazioni curiose, pensate. A parte gli italiani che sono stati i più sfuggenti perchè molti di loro sono scappati.

– Salve vi posso intervistare? – chiedo ad una coppia di ragazzi: lui e lei, sembrano indiani, sono molto eleganti.
– Sì certo – mi sorride lei.
– Di dove siete? – gli chiedo.
– Siamo del Pakistan – mi rispondono emanando grande eleganza.
– Qui, nell’agorà dei grandi filosofi, mi potete dire quale è secondo voi la miglior forma di governo?-.
-Vedi – comincia lui – da noi in Pakistan si parla sempre di dare il governo ad uno o l’altro dei religiosi islamici più illuminati. Se dai potere ad una persona sola le tentazioni sono troppe, invece in democrazia, non è che sono illuminati, ma almeno il potere è diviso e controbilanciato -.
– Sì, sai com’è, i poteri vanno separati, bilanciati e limitati – interviene lei con preparazione.
– Siete islamici? – gli chiedo rapito.
– Sì, io sono sunnita e lui è sciita! – mi risponde lei.
Grazie dico io. Grazie.
Ecco com’è che va il mondo.
E il mondo non va come descrivono gli scontri di piazza o i media internazionali.

All’interno dell’Agorà ho scelto un punto preciso.
È un punto che mi attrae.
Le rovine sono circolari.
Per me il cerchio è la rappresentazione più alta di ogni rapporto di potere armonico.
Guardo cosa rappresentava.
Era il Bouleterion. Cos’era?
Da ognuna delle 10 tribù dell’Attica venivano sorteggiati – sottolineo sorteggiati – 50 membri.
Quindi ogni tribù mandava i suoi 50 membri ad Atene nella Boulè, nel Consiglio.
50 per 10 fa 500.
500 persone nel Bouleterion. Dove sono io ora.
Ognuno di loro durava in carica un anno e poteva essere sorteggiato solo due volte.
Nel Bouleterion tenevano le loro riunioni per decidere quali questioni sottoporre all’assemblea del popolo dei cittadini. Il Consiglio “consigliava” le leggi al popolo.
Oggi il significato, l’essenza delle cose, è andato perduto.
Oggi le parole son vuote.
Perchè nessuno le sente più.
Oggi ben poco ha un senso: siamo alla fine.
Ecco, i 500 membri stavano in quest’edificio circolare davanti a me.
L’edificio mi sembra anche piccolo per 500 persone.
Evidentemente si accontentavano di sedersi in cerchio nei gradini di pietra che vedo.
Mi fa strano pensare a questa democrazia così stretta e connessa col cittadino.
È come se da ogni quartiere di Milano venissero sorteggiati dei cittadini che poi hanno diritto di proporre delle leggi in comune.
L’idea del sorteggio implica una grande fiducia negli altri.
O perlomeno, una grande fiducia nei confronti dell’educazione, della cultura e della predisposizione d’animo del prossimo.
Il sorteggio è fidarsi del prossimo.
Chi di voi oggi affiderebbe il compito di far proporre le leggi da un’assemblea di tirati a sorte?

– Mi scusi lei da dove viene? – chiedo alla anziana donna di una coppia.
– Tedeschi, siamo tedeschi – mi sorride fermandosi.
– Mi può dire qui nell’agorà dei filosofi di Atene qual è secondo lei la miglior forma di governo?-.
– Sì, certo: il comunismo – mi dice lei senza esitare.
– Un comunismo democratico e gramsciano – interviene anche lui concorde e soddisfatto.
– Ma un tempo eravate della Germania dell’Est? – gli chiederò stupito dal preciso riferimento.
– No, siamo della Germania dell’Ovest! -.
Ecco alcune delle persone che ho incontrato.
Persone qualsiasi.
Concetti specifici.
Era esattamente quello che volevo.
Avevo bisogno di sentire le persone discutere e ragionare.

– Salve di dove siete? -.
– Argentina -.
– Qual è la miglior forma di governo per voi? -.
– Aaahh – mi fa una donna disgustata – la democrazia non c’è più da nessuna parte. Secondo me – riprende incisiva – dobbiamo trovare una nuova via, una nuova forma di democrazia, perchè noi in Argentina siamo in democrazia ma coi Kirchner per noi è una monarchia e funziona meglio della democrazia! Ecco com’è! – mi risponde sincera.
– Noi amiamo la nostra Regina Kirchner adesso! -.

Molti mi hanno stupito per la reazione immediata e sincera. Non mi aspettavo certe esternazioni. Non è facile dire ciò che si pensa, uscire dagli stereotipi davanti ad uno sconosciuto e ancora peggio davanti a se stessi.
L’unico rischio che temevo era proprio di non avere risposte sincere. Ma soprattutto temevo due cose che si sono avverate:
1. Nessuno ha ammesso di amare un Duce, un Fuhrer, un condottiero. Anche chi lo pensa non lo ammetterà mai finchè non ne uscirà uno abbastanza credibile.
2. Temevo l’effetto “democrazia and go”. E cioè che molti mi rispondessero “amo la democrazia” e che se ne scappassero via.
E cioè alcuni hanno risposto come questa scolaresca di ragazzini:
– Salve, posso chiedere ai vostri alunni qual è la miglior forma di governo secondo loro? – mi rivolgo alla loro insegnante.
– Sì, certo – mi risponde l’insegnante incuriosita aspettando la mia domanda.
– Da quale paese venite? – chiedo prima della domanda.
– Siamo americani della Virginia! – mi ribatte orgogliosa.
Bene. Porgo il microfono ai ragazzi:
– Ciao qual è secondo te la miglior forma di governo per te? -.
– Democrazia – mi fa la prima intimidita.
– Democrazia – mi ripete il secondo a testa bassa.
– Democrazia – mi sorride la terza emozionata.
– Democrazia – esclama la quarta un pò più sicura.
Non contano più le loro risposte. E infatti ne ho contate solo quattro.
Cosa potevano rispondermi dei ragazzini davanti alla maestrina?
Conta il giudizio della maestrina.
Conta quello che ha detto il primo.
Per tutti noi è un pò così.
Mi ero dimenticato dell’influenza che ha la prima persona che risponde.
Anche io alla loro età avrei risposto: “la penso come ha detto lui o lei”.
Anche io, colto alla sprovvista da un microfono, forse avrei detto “democrazia” giusto per smarcarmi.
Siamo fatti così. È dura ammetterlo ma siamo quasi tutti così.
D’altronde, senza un processo di coscienza, la gran parte di noi cittadini ragiona allo stesso modo. Facciamo quello che fanno gli altri.
Perchè?
Per non sentirci soli.
Perchè siamo stanchi.
Perchè non abbiamo voglia.
Perchè è difficile dire quello che pensiamo. È difficile avere il coraggio di vivere come pensiamo.
È duro ascoltarci dentro e scoprire cosa pensiamo.
Io incitavo gli intervistati a rispondermi con sincerità, gli elencavo tutte le forme di governo, pronunciavo le parole monarchia, democrazia e fascismo con la stessa intonazione.
Ma nessuno ha osato andare molto oltre comunismo, aristocrazia e anarchia.
Forse perchè eravamo nell’agorà, forse perchè ogni umano ce l’ha nel cuore, però qui ad Atene, mentre in piazza si scontravano in centro e nei governi e in mezzo mondo, la vera protagonista è stata la Democrazia.

LA DEMOCRAZIA

La Democrazia.
Nel mio sondaggio la democrazia ha vinto a maggioranza democratica e bulgara: 50 voti su 76.
Per Platone la Democrazia era addirittura la degenerazione dell’oligarchia, del governo dei pochi. Per Platone la Democrazia era la rivolta dei poveri contro i governanti diventati degli squallidi accaparratori di ricchezze. Ma il popolo per Platone sarebbe stato ancora più spregiudicato degli oligarchi nello sbranarsi il bene pubblico, così tanto che una parte del popolo per paura si sarebbe affidato alla tirannide. Esattamente come nella Rivoluzione Francese.
Ma vediamo come gli umani di oggi hanno dipinto la Democrazia:
– Salve, lei qui, nell’Agorà di Platone e Aristotele, quale forma di governo preferisce?-.
– La democrazia: a democracy with heart! – esclama davvero col cuore una donna americana dell’Oregon.
– Cosa intende per democrazia col cuore? -.
– Significa rispetto per l’intero corpo di cittadini! Solo chi governa col cuore ha a cuore tutti! -.

Molti mi risponderanno che preferiscono la democrazia perchè amano la possibilità di libera opinione. Per molti è importante “l’opportunità di esprimersi” e “l’opportunità di emergere”, perchè significa “rispetto per la maggioranza”, perchè “previene le derive estreme”, perchè è la forma “più equa tra tutte le altre”.
Queste sono state le risposte e molte ragionate.
Ma con mio grande piacere molti, pur preferendo la democrazia, si lamentano, perchè la amano:
– Sì a me piace la democrazia ma mi rendo conto che la gente non si informa: non leggono, non studiano, non sanno per chi votano e poi si lamentano! – dice infastidito un ragazzo canadese.
E anzi molti si incazzano: e sono americani.
– Io amo la nostra democrazia rappresentativa in America ma devo dire che non esiste più – mi dice una ragazza americana sconsolata.
Mi sorprendono.
Altri americani sono ben più snervati.
– Sì guarda – comincia un uomo che ho visto venire dal punto più sperduto dell’agorà – se vuoi ti dico democrazia, sì se vuoi ti dico che la democrazia è la miglior forma di governo perchè troppo potere in una mano dà sempre problemi, ma il fatto è che nessuno di noi pensa però a quello che stanno facendo i governanti! -.
– Forse – riprende – l’espressione democratica migliore è la socialdemocrazia del nord europa o quella di Atene proprio qui, ma perchè le comunità erano più piccole e quindi erano più efficienti, ma il fatto è che chi ha potere cerca di mantenerlo -.
– Sai cosa ti dico? Da noi in America la politica tende ad accontentare il popolo per mantenere il potere cioè fanno ciò che il popolo vuole anzichè fare ciò di cui il popolo ha bisogno! Questa è una vera stronzata! – si inalbera.
– I governatori dovrebbero avere un solo mandato ma il problema è che tra la gente adesso nessuno ha più voglia di sacrificarsi, la gente vuole e vuole e non vuole sacrificarsi, guarda i greci oggi: hanno sperperato e sprecato e poi si lamentano -.
– E i media? I media non hanno intellettuali, cosa fanno questi fottuti intellettuali?
Dicono quello che pensa la gente! E la gente non vuole mai pensare ai veri problemi e per questo allora nessuno dice mai nulla di vero! -.
– Hai visto come va il mondo? Se nessuno sa, allora nessuno fa! -.
Eccola, l’America.
Ecco l’intelligenza del singolo pensatore, taciuta dai media.
La vera America che ribolle sotto la pentola e che presto vedremo:
– Da noi in America – mi dice un altro dell’Arizona – alla fine a votare è solo il 30, il 40% della popolazione, per votare ti devi registrare, e no, non è difficile farlo; ma non è questo il vero problema, il discorso è un altro -. Ora vedo che diventa paonazzo in volto. Fino ad un secondo prima sembrava il classico americano tanto deriso degli europei:
– Ti dico: da noi in America non siamo in democrazia: io non so più che cazzo facciano quelli quando chiudono le porte ed è per questo che è meglio la democrazia perchè almeno la gente ha più controllo rispetto a quello che avrebbe se ci fosse un re ma ora i media ti controllano le informazioni, la gente non sa nulla, non ha una visone delle cose e lascia fare a questa gente. Questa non è democrazia: è tutto in mano alle Banche, alla Fed, sono poche persone contro le molte, ma molto meglio del comunismo che è senza il libero mercato, ma per questo fottuto mercato ci stanno mandando in guerra, per il petrolio, investono miliardi solo per le cose che servono a loro, per le guerre… e per noi? È democrazia? No, non è democrazia! -.

Su 76 intervistati 50 voti significano il 66%.
Un plebiscito democratico per la democrazia.

LA MONARCHIA

6 saranno però i fedeli agli ideali monarchici. Cioè l’8%.
Ma cosa intendono per Monarchia?
Mi risponderanno monarchia costituzionale. Monarchia con il parlamento.
Ma non solo:

– Salve lei di dov’è? -.
– Sono Polacco -.
– E qual è la miglior forma di governo secondo lei? -.
– Mah… – ci pensa un attimo come se un pò si vergognasse.
– La democrazia è una buona scelta ma direi che io preferisco la Monarchia Illuminata! – mi dice soddisfatto come se mi avesse offeso.

5 saranno gli anarchici.
3 i comunisti.
– Io sono convinta che la miglior forma di governo è il comunismo ma ancora non siamo pronti per capirlo e quindi per ora ti dico che possiamo solo stare in democrazia! – mi dice candida una ragazza australiana.

LE RISPOSTE COMPLESSE

E tra i 76 ho trovato ben 12 risposte che ho ritenuto dover catalogare come “risposte complesse”.
Il 16%.
Una risposta complessa è stata ad esempio quella di un professore tedesco che mi spiegava per quali motivi la politica di Pericle fosse stata straordinaria ma soprattutto il ruolo delle prostitute intellettuali – come era Aspasia – per elevare il livello della democrazia.
– Le prostitute li facevano felici e spiegavano al cittadino come fosse migliore la democrazia! Cosa c’è di meglio?! – mi guarda estasiato.

Oppure:

– Scusi mi direbbe quale tra le forme di governo umano che lei conosce considera la migliore? -.
– Beh – mi guarda con franchezza – ti chiedo invece io se gli umani hanno davvero bisogno di un governo -.
È un uomo francese.
È pacato.
È colto.
– Io sarei anarchico ma se devo essere sincero a me piacerebbe che ogni essere umano si autogovernasse. Che fosse padrone di se stesso! Questa sarebbe vera anarchia! Oggi invece la gente pensa che se ognuno fa quello che gli pare allora è un anarchico! Non è questa l’anarchia!
Però se penso a come siamo ridotti culturalmente oggi, forse la democrazia è la soluzione migliore, ma un re è molto meglio però devi avere un buon re! – mi dice sorridente continuando a pensare. E aggiunge come se fosse ovvio che un re diventa presto tiranno: – un governo è buono solo quando ha cura della sua gente, è tutto qui il discorso. Non c’è altro da dire ad un governo così -.
Non è complessa una risposta come questa?
In teoria è una risposta in favore dell’anarchia.
E in pratica?

Ma il vero motivo per cui io sono venuto qui ad Atene è per sentire la prossima ed ultima risposta di quelle complesse.
Le ho viste zompettare da lontano.
Era una donna minuta con la figlia.
Erano vestite con due abiti colorati.
Due bellissimi abiti. Color pastello. Come di ricchi mercanti.
Erano fresche, leggere.
Le ho giudicate da lontano.
Sono arrivate veloci.
Avevo già considerato che fossero veloci per andare poi a fare shopping.
Avevo già considerato che fossero colorate e leggere come i vestiti.
Le avevo fermate solo per confermare il mio pregiudizio.
Madre e figlia, lontane dal mondo, turiste felici ovunque.
– Mi scusi la posso intervistare? -.
– Oh sì! – mi risponde lei con grazia di gesti pieni di vita.
La figlia si sistema a fianco. I suoi occhi sul piedistallo colorato dei suoi vestiti.
I suoi occhi sentivano la madre.
I suoi occhi riempivano l’agorà. Guardavano la madre con orgoglio e rispetto silenziosi.
– Qui nell’Agorà dove è stata instaurata la democrazia, dove discettavano sulle forme di governo filosofi come Platone e Aristotele, voi che forma di governo pensate sia l’ideale per governare gli uomini? -.
Lei mi guarda.
– Da dove venite? – gli chiedo prima che risponda
– Oh, noi veniamo dalla Spagna – mi risponde comunicandomi l’umanità che si porta da casa.
– Guarda però – comincia – intanto ti dico che nel mondo non c’è democrazia per nulla, noi siamo spagnoli e sappiamo benissimo come stanno i greci, come stanno oggi: oggi, qui e lì – mi dice indicando il terreno ai nostri piedi e il centro di Atene.
– Ma noi spagnoli siamo arrabbiati, siamo arrabbiati come e più di loro! – mi investe con una voce che trema, trema di rabbia e indignazione.
Un sentimento che lei controlla e contrasta con tutto il suo esteriore di colori e bellezza.
– Non c’è democrazia, non c’è democrazia per nulla, perchè ci sono 50 persone che stanno controllando il mondo e stanno giocando con noi, sì stanno giocando con noi, mentre noi stiamo soffrendo: dobbiamo pagare noi i soldi che spendono loro, siamo noi che dobbiamo coprire le banche che falliscono quando dovrebbe essere il contrario!
La democrazia non esiste, non esiste più e allora sai che ci vorrebbe?
Ci vorrebbe un’aristocrazia delle menti! Solo le menti più avanzate dovrebbero governare! -.
Ecco.
Gli umani molto spesso sono capaci di stupire, spiazzare, sorprendere.
Soprattutto quando tutto sembra perduto.
Ecco come siamo.

Io sono venuto qui per sentire tutti loro.
Sono venuto per prendere un campione di popolazione qualsiasi anche se statisticamente i turisti che vanno ad Atene nell’agorà sono comunque un campione elitario.
Ma ho voluto fare le interviste perchè volevo sentire battere il cuore del mondo.
A caso. A caos.
Perchè l’essere umano ti stupisce nel momento peggiore.
Perchè l’essere umano ti delude nel momento migliore.
Quando meno te lo aspetti.
Quando pensi il contrario.
Ecco cos’è l’essere umano.
Ognuno di loro, in un modo o in un altro mi ha parlato inconsapevolmente di Aristotele, di Platone, di Rousseau, di Bakunin o di Tocqueville.
E quello che mi ha stupito più di tutto è che molti di loro hanno risposto consapevolmente.
La consapevolezza.
Ecco di cosa ha bisogno il mondo.
Di un grande processo che ci renda consapevoli: qualcosa che il potere non si aspetta.
Qualcosa che il potere non sa, non conosce.

Mentre abbandono l’agora e vado a raggiungere Federico che fa foto agli scontri, mentre mi passano davanti ragazzi pestati e insanguinati, mentre vedo le forze di polizia armate in assetto antisommossa, mentre vedo stendardi rossi da sindacato e manifestanti terrorizzati mi coglie un sentimento latente.
La noia.
Tutto questo mi annoia.
Tutto questo non ci deve indignare, ci deve annoiare.
Ma non annoiare nel senso inteso dai fondamentalisti, dell’ovvietà, che subito s’inalberano se il cielo non è blu o il sole non è giallo come dicono.
Ci dobbiamo annoiare perchè noi umani abbiamo un compito molto, molto più alto di tutto questo.
Il mondo non ha bisogno dello scontro hegeliano e marxista tra il Padrone, il Signore che lotta senza paura della morte e il Servo che trema, si sottomette al padrone e poi lo sgozza di notte.
No, è finito lo scontro titanico hegeliano, ripetuto tra esercito e manifestanti, tra ricchi e poveri, tra padroni e schiavi.
Il mondo non ha bisogno più nè degli uni nè degli altri.
Perchè se un militare onesto vale quanto un manifestante onesto e idealista – entrambi ci credono con uguale coscienza – il problema è un altro.
Il problema vero è che, nel frattempo, stanno costringendo le masse a vivere per pagare le tasse.
Il compito dell’essere umano, la sua vita, non può ridursi a questo.
È quello che non riusciamo più a vedere grazie all’egregia opera di giornalisti imborghesiti, di servizi segreti deviati, di estremisti frustrati, di gruppi di potere che apertamente odiano gli umani, di gruppi di potere che fingono di amare gli umani e di intellettuali segaioli che vivono tra intellettuali segaioli.
Tutto questo ci deve annoiare: ci devono annoiare gli eserciti quanto gli estremisti da molotov, così come gli intellettuali che si parlano addosso.
Tutto questo è il passato.
Tutto questo è finito ma siamo noi che gli diamo ancora credito.
Il mondo non finirà di certo.
Ma io sono sicuro che l’essere umano questa volta uscirà dalla Storia.
L’essere umano scoprirà di nuovo il compito che deve assolvere nella sua esistenza.
Ecco cosa sta per accadere.

© Federico Verani

 

Emanuele Casula

E' nato nel 1975. Dopo essersi laureato in Scienze Politiche a Bologna, è partito a lavorare in un Kibbutz israeliano, esperienza che ha indirizzato la sua vita verso la Cooperazione Internazionale e la ricerca universitaria. Ha lavorato come progettista, coordinatore e cooperante a un progetto che riutilizza le tecniche millenarie della pastorizia per rilanciare lo sviluppo rurale nel sud dell’Africa. Il suo primo romanzo, 2012 Obama’s Burnout, è pubblicato da Robin Edizioni (Roma, 2011).