Un posto ci sarebbe. Anzi, c’è sicuro come la morte. Ma dobbiamo sgombrare l’orizzonte dai significanti superflui. Perché definire Itaca l’officina delle bambole? Che poi manco era lì che venivano fabbricate. Le fabbriche erano di qua e di là. Sotto l’insegna – che, detto tra noi, era l’esito d’una ragazzata – c’era un buco di casa, una baracchella. O forse un pagliaio, adesso chi lo ricorda a misura d’approssimazione? Può non esserci stato alcunché di materiale edile.
Le prime riunioni le avevamo improvvisate in riva al mare. Si celiava in coro: “Thalassà-Thalassà”. Freschi come eravamo di aver letto quell’affondo fiabesco di Sandor Ferenczi in francese gracidavamo in greco: “thalassà-thalassà”, sfaccendati fin dal mattino come ci trovavamo a carico dei papà. Cosa di meglio che sbertucciarci in gara?
Ed ecco il posto. Itaca. Che supponenza! Itaca. E perché non Agli iperborei? Ecco il pudore di dover citare caramellose equazioni da “Lavagna-Ottocento”: “Il passato non è ma se lo finge la vana rimembranza – il futuro non è ma lo dipinge la credula speranza – il presente solo è ma in un baleno – fugge del nulla in seno sicché la vita, appunto, – è una memoria una speranza un punto”.
Dal che, però, (diamone atto) si trae il significante utile al tema del nostos, reso greve dal “Dove tornare”: il punto. Facciamo il punto e l’insegna “Itaca” la mettiamo da parte. Orientiamoci. Anzi, proviamo a ragionarci sopra, stando seduti in omaggio al noto detto sul poter ragionare meglio. Quale straccio di certezza invocheremo al momento di scommettere sull’esistenza, oggi, dei luoghi di ieri? Tutti sappiamo di quanti sono andati a cercare le Sirene nel loro habitat di quella volta. Ebbene? Hanno trovato le Arpie. Al solo odore di ammoniache sono fuggiti bestemmiando. Né c’è da essere ottimisti con Itaca o “Officina delle bambole”, come alcuni di noi pretendono di ricordare. L’insegna, il luogo, il lungomare. Ma quale?
Abbiamo appreso anche dei paranoici di Scilla e Cariddi, quelli che hanno rischiato, per la loro protervia, di finire arrestati dalla gendarmeria, perché sospettati di esseri terroristi emissari delle organizzazioni “NO AL PONTE” in ricognizione per cariche di tritolo dimostrativo sui lavori in corso.
Ciascuno è libero, questo anzitutto, ma quanto al dove tornare, sentitemi bene, meglio a casa, non c’è da star sereni con queste repentine mutazioni climatiche, polveri vulcaniche, benzine alle stelle, ladri dovunque mascherati da governanti locali, regionali, nazionali, una paccata di pericoli strazianti. Torniamo a casa, piuttosto, a preparare insetticidi, Itaca è stata invasa da insetti nocivi.
Quanto alle bambole, superfluo distinguerlo, lo sappiamo tutti che sono balocchi domestici, non mettiamoci in testa d’inquinare anche il fai da te.