Vento soffia
dall’uscio della natura,
s’avvolge in un gelido dolore.
Cuori coraggiosi
spremuti
lacerati dal pugnale dell’essere umano,
plasma menti macchiate dal pregiudizio.
Ostili zanne d’invidia s’avvinghiano
alla vergine terra,
fauci bavose di potere
belve indomabili.
Ali d’amore
volano nel verde cielo,
ingabbiate nei tenebrosi rami fumanti,
tagliamo le loro ali con comignoli di potere.
Bocche d’odio
orecchie frastornate
d’echi bassi e immorali.
Facce imbruttite dallo scheletrico volto della sopravvivenza.
Mangiamo vite altrui per avere la pancia piena di consensi.
Nell’attimo della condanna,
le parole sono giudici,
illusori
corrotti.
Seguiamo la corrente,
chiome di alberi smossi,
incapaci di staccarci dal ramo menzognere.
La natura inala il veleno dell’odio
s’assopisce,
la sento in ogni battito,
un mormorio interminabile.
La vedo in ogni goccia che mi cade sulla faccia.
Bagnata.
Un ticchettio di dolore
sprofonda nel mare del ricordo.
La luna piange l’eclissi d’un età d’oro.
Silenzio nel frastuono delle notizie
linea netta taglia la loro vita,
un orizzonte di infiniti dolori giornalieri,
rinchiusi in quella dura composizione carnosa.
Scardineremo le radici del mondo
appassirà l’amore
a causa del suo attentatore.
Cacciamo vite
creando voraginose ferite
vinceremo la battaglia
perderemo la vita.
Maria Elena Centonze