YARDEN

L’eccezione conferma la regola.

L’eccezione conferma la regola.
Una frase questa, di cui non ho mai capito il significato.
Anzi a dire la verità lo capisco benissimo.
Quando me lo spiegano mi sembra tutto chiaro.
Ho capito, ho capito.
Poi quando rimango da solo con me stesso mi viene il dubbio.
Ogni volta.
Ogni santa volta.

CRANBERRIES – LINGER

If you, if you could return, don’t let it burn, don’t let it fade.
I’m sure I’m not being rude, but it’s just your attitude,
It’s tearing me apart, It’s ruining everything.

L’eccezione conferma la regola.
È un detto che non ha senso se viene applicato alle Leggi Immutabili presenti in natura, alla scienze esatte: non esistono eccezioni alla legge di gravità, non esiste eccezione alla composizione atomica dell’acqua, non esiste eccezione al peso specifico del piombo.
L’eccezione che conferma la regola è invece un detto umano, è per le cose prettamente umane.
È una regola del paradosso umano.
Significa che se a te sembra ovvio e scontato un comportamento questo non lo sarà per tutti. E dunque se la regola è che tutti non commettono mai omicidio o che tutti paghino le tasse, se qualcuno trasgredisce allora serve una regola, serve una legge.
In pratica noi umani siamo costretti a fare le regole per colpa di chi le trasgredisce, per colpa di chi non le possiede nell’animo.
È questa la regola umana.
Non la capirò mai.
Yarden è l’eccezione che conferma la regola.
L’israeliana che conferma la regola.
L’eccezione eccezionale.

Yarden:

“Io odio gli israeliani. Sono dei babbuini del cazzo. Hanno dei modi rozzi. Mi danno fastidio. Odio la gente maleducata”
Yarden è la quintessenza della ragazza israeliana.
Lei nega e conferma la regola.

 

I swore, I swore I would be true, and honey, so did you.
So why were you holding her hand? Is that the way we stand?
Were you lying all the time? Was it just a game to you?

 
È generosa.
È gentile.
È smodatamente generosa.
È mora coi capelli ricci.
È molto bella, snella, nella sua calma selvaggia.
E soprattutto è donna.
È quello il suo problema in Israele.
Essere donna ed essere bella ed essere gentile.
Una volta è finita in ospedale per giorni: era in fin di vita perchè il suo ragazzo russo la stava soffocando, le stringeva la gola dandole della puttana troia.
La voleva ammazzare.
È donna, è bella, è gentile.
Da allora guai ad abbracciarla forte o stringerla al collo.

 

But I’m in so deep. You know I’m such a fool for you.
You got me wrapped around your finger, ah, ha, ha.
Do you have to let it linger? Do you have to, do you have to,
Do you have to let it linger?

 
Yarden ha il suo gruppo di fedelissimi amici.
La proteggono e la isolano dal mondo circostante come un cordone sanitario, come dei mercenari che rispondono solo a lei.
Yarden va con loro per agitarsi fino al giorno dopo ai rave o ai full moon party nel deserto.
Si prende botte di acido, gli occhi le si spengono, le si allungano le distanze temporali e sociali.
L’acido le serve per non stare male, per vivere senza dolore.
Balla per ore scalza con una canottiera e gli shorts.
Le parole rave, hardcore e techno sono troppo dure per spiegare queste feste dove vanno i giovani israeliani: una distesa variopinta di uomini allegramente mediorientali e donne bellissime che se ne fregano, che ballano strafatti, che sudano la tensione accumulata da generazioni.
E tra loro c’è Yarden.
I suoi ricci neri si agitano sciabolando l’aria nella sua danza tecnosciamanica.
È in trance mistica.
Il DJ finge di non controllarla.
Di non godersela a vederla ballare come una tigre legata alla sua consolle.

 

Oh, I thought the world of you.
I thought nothing could go wrong,
But I was wrong. I was wrong.
If you, if you could get by, trying not to lie,
Things wouldn’t be so confused and I wouldn’t feel so used,
But you always really knew, I just wanna be with you.

In Israele la cosa che mi piaceva di più era chiedere ad ognuno di loro da dove venissero.
La storia delle loro famiglie.
Le vie umane intraprese per arrivare in Israele.
“Io ho due nonni” mi disse Yarden.
“Mi sono rimasti solo due nonni maschi.
Entrambi sono scampati all’olocausto.
Uno è scampato e non crede più in Dio per quello che ha visto.
E vive come un vegetale.
L’altro è scampato e crede in Dio.
Ha reagito.
È un nonno felice.
È allegro.
Questo nonno felice è turco e si era sposato con una donna greca.
Ci crederai o no ma un turco che si sposa una greca è come un ebreo che si sposa una donna araba.
Se superi certi odi superi tutto.
E sopravvivi.
E rinasci.
Ma io odio Israele e la cultura del macho rude.
Odio Israele e la polizia e tutti i controlli del cazzo per ogni cosa.
Odio l’esercito.
Odio gli eserciti.”

 

But I’m in so deep. You know I’m such a fool for you.
You got me wrapped around your finger, ah, ha, ha.
Do you have to let it linger? Do you have to, do you have to,
Do you have to let it linger?

 
E infatti quando era una soldatessa era sempre in prigione.
Lei e i suoi amici erano pacifisti, odiavano l’esercito, amavano le droghe, le piaceva ballare.
“Quando ho fatto il soldato ero sempre in prigione.
Odio le urla, odio gli ordini.
Odio il comando insensato.
Non facevo mai quello che mi dicevano, perché io volevo sempre una spiegazione.
E allora non me la davano.
E allora non ubbidivo.
E mi sbattevano in prigione.
Noi ebrei siamo arroganti e maleducati.
Ci odiamo tra di noi e per questo non riusciremo mai a fare la pace con altri popoli.
E gli arabi non sono da meno.
Anzi, forse sono peggio.”

 

And I’m in so deep. You know I’m such a fool for you.
You got me wrapped around your finger, ah, ha, ha.
Do you have to let it linger? Do you have to, do you have to,
Do you have to let it linger?

 
Spesso incontravo Yarden con lo sguardo perso, ma dolce.
Era una sofferenza sottocutanea che le provocava terremoti invisibili.
Il suo sguardo si perdeva tra i suoi capelli ricci e le dosi di LSD.
Si faceva di acido anche negli orari diurni e lavorativi.
Si vedeva che voleva fuggire via da Israele.
Ma non se ne andava.
Fuori da Israele si sentiva sperduta.
Dentro si sentiva incompresa.
“E la polizia qui mi ha segnato. Se mi ribeccano finisco in prigione. Ma questa volta in quella seria.”

 

And I’m in so deep. You know I’m such a fool for you.
You got me wrapped around your finger, ah, ha, ha.
Do you have to let it linger? Do you have to, do you have to,
Do you have to let it linger?

 
È stata lei a spiegarmi che in Israele la polizia è una cosa diversa.
Solitamente in ogni paese i poliziotti sono la via di mezzo tra civili e militari.
In Israele invece è un organo implacabile e spietato soprattutto coi giovani che prendono droghe.
Se un ragazzo israeliano prende droghe significa avere un soldato mancato.
Assumere droghe significa venire meno alla protezione del tuo paese.
Chi prende droghe delinque perché non è presente al patto sociale.
“I peggiori dei nostri sono quelli che ti vendono. Dicono alla polizia che fumi e che prendi droghe. Quei bastardi allora ti prendono e ti fanno i controlli, ti fanno le analisi e ti fottono.
Ma chi parla, chi ti ha sputtanato, viene sempre scoperto e viene sempre accoltellato.”
Di Yarden, come tutte le persone come lei, quello che ti colpisce è che non possono fare a meno di essere gentili: belle e gentili.
Era questo il suo dolore.
Era il non poter fare a meno di essere gentile che la faceva stare male.
Poteva parlare male del suo popolo e di chiunque altro, ma io sapevo che lei stava male solo perché non poteva fare a meno di amare gli altri.
“Gli arabi e i russi mi fanno più schifo di tutti” mi diceva.
Ma io sapevo che non era così.
Sapevo che era soltanto perché nessuno sapeva gestire la sua bellezza e la sua gentilezza.
Dava molto, dava subito: offriva, sorrideva, ti ascoltava, si premurava di chiunque.
E subito cercavano di prenderle tutto.
Ma sapeva quando fermarsi.
“Sei fortunato ad avere conosciuto Assim. È una grande persona. Fai bene a fregartene se ti dicono di non frequentarlo e di non uscire con lui. Lasciali perdere sono solo delle scimmie che si odiano.
È meglio la fredda gentilezza di voi europei che avere a che fare con noi” mi disse.
Ad amore rispondeva amore.
Ad odio rispondeva con rancore, con odio, per sé e per tutti.
Ma la sua prima mossa era sempre di fiducia.
Yarden era bella.
Era anche famosa.
Era famosa per una trasmissione televisiva nazionale.
Nessuno però la riconosceva in giro.
In televisione era sempre triste.
Dal vivo era allegra.
Forse era per questo che nessuno la riconosceva.
Forse perché il suo amore era più grande del desiderio di fuggire.

 

You know I’m such a fool for you.
You got me wrapped around your finger, ah, ha, ha.
Do you have to let it linger? Do you have to, do you have to,
Do you have to let it linger?

Quando era triste Yarden cantava sempre Linger dei Cranberries.
L’aveva registrata in studio e incisa in un CD.
Non le ho mai chiesto perché amasse proprio Linger alla follia.
Non le ho mai nemmeno chiesto perché non se ne andasse da Israele dato che lo odiava nel profondo.
Yarden amava così tanto Israele che avrebbe voluto che Israele sparisse dalle carte.
Yarden negava l’esistenza statale e militare di Israele perché la sua presenza significa l’aver creato delle Leggi per la convivenza umana.
La convivenza pacifica è ovvia per Yarden ma non per gli umani.
La legge umana imbruttisce solo gli umani che già ce l’hanno nel cuore.
Lei ogni giorno era gentile con tutti.
Le veniva spontaneo.
Ma gli umani glielo portavano via ogni giorno, l’amore.

 
L’amore di Yarden è l’eccezione che conferma la regola.
L’odio in Israele è l’eccezione che conferma la regola.
Gli ebrei sono sempre vissuti in pace ovunque.
Nei secoli, nei millenni.
Senza confini. Senza stati.
Cittadini del mondo.
L’esistenza di Israele, la sua potenza militare, è lì a ricordarci quanto gli esseri umani si siano imbruttiti.
È questo che Yarden non sopportava.

Emanuele Casula

E' nato nel 1975. Dopo essersi laureato in Scienze Politiche a Bologna, è partito a lavorare in un Kibbutz israeliano, esperienza che ha indirizzato la sua vita verso la Cooperazione Internazionale e la ricerca universitaria. Ha lavorato come progettista, coordinatore e cooperante a un progetto che riutilizza le tecniche millenarie della pastorizia per rilanciare lo sviluppo rurale nel sud dell’Africa. Il suo primo romanzo, 2012 Obama’s Burnout, è pubblicato da Robin Edizioni (Roma, 2011).