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«Questa ve la devo proprio raccontare» prese a dire uno. «Una storia che ho sentito da altri.»
«Di che si tratta?» domandarono alcuni.
«Di un trasporto funebre da Milano alla Sicilia.»
«Non c’è qualcosa di più allegro?»
«Quanto costa una cassa da morto?» disse un mattacchione.
La battuta, risaputissima, suscitò solo qualche risata.
«Allora siamo giusto in argomento!» commentò qualcuno.
«Sentite, sentite, è una cosa da piangere ma pure da ridere. Con tutto il rispetto per i morti, naturalmente» riprese chi aveva parlato per primo.
«Allora raccontate, raccontate, con tutto il rispetto per i morti!»
«Questa estate» continuò quello «era venuta in Sicilia per le ferie, come faceva ogni anno, una famiglia emigrata da qualche tempo a Milano: marito e moglie. Finita la vacanza, la madre della moglie, una donna assai anziana che, come tante come lei, non si era mai mossa dall’Isola, espresse il desiderio di visitare almeno una volta in vita sua la città di Milano. Il genero e la figlia, considerato che la donna era in buone condizioni di salute, si dissero che era giusto accontentarla, così oltre ad ammirare le bellezze di Milano avrebbe potuto vedere il quartiere dove abitavano e come avevano sistemato il loro appartamento. Erano arrivati da alcuni giorni a Milano quando, come fu e come non fu, la donna all’improvviso venne a mancare. Allora il genero, per risparmiare sulle spese, fece la pensata di trasportare lui la salma al paese, perché la suocera aveva provveduto da tempo a comprarsi là la cella mortuaria. E cosa fece? Caricò la salma sul tetto dell’auto nel guscio portabagagli, e partì. Partì di sera e viaggiò tutta la notte fermandosi ogni tanto solo per qualche bisogno fisiologico. Prima di affrontare la Salerno-Reggio Calabria, lui e la moglie si fermarono a una stazione di servizio per mangiare un panino e bere un caffè, e lasciarono la macchina incustodita. All’uscita, sorpresa! L’auto non c’era più. Guarda di qua, guarda di là, nessuna traccia. A quel punto il tizio non poté fare a meno di telefonare al più vicino comando dei carabinieri per denunciare il furto, anche se il trasporto era illegale.»
«Con tutte le conseguenze del caso!»
«Sicuro! Sicuro! Con tutte le conseguenze del caso!»
«La pattuglia arrivò dopo non molto, stese il verbale e ripartì subito.»
«E come fecero i due a tornare a casa?»
«In quell’area di servizio sostava per puro caso il furgone di un’agenzia di onoranze funebri; uno di quei furgoni lunghi e neri, sapete, adibiti al trasporto dei defunti. Per fortuna era vuoto e doveva risalire la Penisola fino a Milano.»
«Ironia della sorte!»
«Quando si dice il caso! Fatto sta che il genero e la figlia della morta spiegarono all’autista di quel furgone il loro problema e gli chiesero se poteva dar loro un passaggio fino a Milano.»
«E quello glielo diede?»
«Volle essere pagato anticipatamente, li fece accomodare alla meglio nel furgone e li trasportò fin sotto casa.»
«La macchina rubata fu poi ritrovata?» domandò uno.
«E la morta?» aggiunse un altro.
«C’è da piangere, sì, ma cosa c’è da ridere? La situazione era brutta assai!» commentò un altro ancora.
«La situazione era brutta, d’accordo, ma pensate alla faccia che fecero i ladri quando aprirono il guscio!»
«Beh, sì! Chissà che faccia!» ammisero gli altri scherzandoci su con smorfie di raccapriccio.
«Puah! Puah!» facevano da un lato.
«Puah! Puah!» facevano dall’altro.
Poi sbottarono tutti a ridere e a ridere. Non smettevano più.

«Ma non è finita qui» continuò quello che conosceva l’intera storia.
«Ah no?»
«Dite, dite» insistevano gli altri, incuriositi.
«A Milano, dopo qualche giorno, il genero guardando la mattina dalla finestra vide con gran meraviglia che la sua automobile era parcheggiata nella via sottostante. Scese subito in strada e scoprì che nel guscio c’era ancora il cadavere. La macchina era intatta, solo che poggiava su dei mattoni. Erano sparite le gomme, anche quella di scorta.»
«Oltre il danno, la beffa! Ora doveva pagare il trasporto fino al paese e, a suo tempo, affrontare il processo per sottrazione di cadavere» osservò uno.
«Dunque i ladri avevano ricavato l’indirizzo dal libretto di circolazione trovato nell’auto, e gliel’avevano riportata fin sotto casa!» constatò un altro.
«Beh, certo la morta non era tornata a Milano con i suoi piedi!» osservò ridendo un altro ancora.
«Su e giù per l’Italia! Un bel viaggio!»
«Un bel viaggio davvero!» esclamarono tutti.

«E non è ancora finita» continuò chi conosceva anche il seguito.
«Ah no?» esclamarono gli altri, ancora più incuriositi.
«Sentite, sentite» proseguì quello. «Il genero non aveva dimenticato l’autista del furgone mortuario, lo rintracciò, prese contatto con la sua agenzia e si accordò sul servizio completo, questa volta nel rispetto delle norme di legge. Non poté trattare sul costo dell’intera operazione perché bisognava agire in fretta, già la salma puzzava, quindi gli toccò sborsare la somma richiesta, che certo non deve essere stata piccola.»
«E dire che si era trovato in quel pasticcio perché voleva risparmiare sul trasporto!» commentò uno.
«Per l’appunto!» confermò l’altro, e proseguì: «Ma quel pasticcio gli fece venire un’idea.»
«Che idea?»
«Siccome aveva già fatto l’esperienza di quel particolare trasporto, pensò bene di metter su anche lui un’agenzia di pompe funebri.»
«E ci riuscì?»
«La morta aveva lasciato in banca una discreta quantità di denaro e, con quell’eredità, in poco tempo l’agenzia fu inaugurata.»
«Ed ebbe successo?»
«È probabile. I morti non mancano mai.»
«Eh già!» costatarono tutti. «I morti non mancano mai.»
«Allegri!» disse il solito mattacchione «Quanto costa una cassa da morto?»
«Al diavolo!» sbottarono gli altri. «Al diavolo tu e la tua cassa da morto!»
Poi scoppiarono tutti in una lunga, irrefrenabile risata.