Al momento stai visualizzando La stanza dei millepiedi e arrisicata teoria dell’impatto

 

Nella stanza dei millepiedi non ci sono cinquecento paia di scarpe, ma solo due perché chi vive in questa stanza è povero. Nella stanza dei millepiedi non ci sono quel genere di piedi che mettono in mostra unghie smaltate. Non sono quelli che si arrampicano sul tetto e camminano a testa in giù per poi pestare la testa di chi non puzza se calpestato. Nella stanza dei millepiedi non ci sono piedi per feticisti dei piedi. Nella stanza dei millepiedi i piedi si trovano dappertutto. Nella stanza dei millepiedi non dovrebbero esserci millepiedi, ma due al massimo quattro, al massimo sei oppure otto, al massimo massimo dieci. Nella stanza dei millepiedi credo d’aver visto una sirena abboccare ad un amo perchè lei è senza piedi e ne desiderava almeno un paio. Nella stanza dei millepiedi ho visto l’uomo nero col cappello nero e col mantello nero che sembrerebbe zorro ma non lo è e che sembrerebbe losco almeno un po’, sul cavallo nero che osserva lo spostamento dei millepiedi.
Il Grande Imperatore Millepiedi vive all’interno di un buco nella parete insieme al popolo dei millepiedi.
Nella stanza dei millepiedi i piedi dei millepiedi non hanno bisogno di callifughi. Nella stanza del millepiedi non ci sono persone che arrotolano sostanze erbacee o sovraccaricano epatociti con cidueaccacinqueoacca.

Ho sempre pensato che il pavimento di un aereo in volo rappresentasse una sorta di linea di confine tra la vita e la morte. C’è tutto un mondo laggiù. C’è il mondo laggiù. A quota mille, in procinto di atterrare penso sempre che un’avaria non comporterebbe la morte. Pensiero irreale, me ne rendo conto. Ma è l’illusione di cominciare a vedere la vita avvicinarsi pian piano e diventare sempre più a portata di vista che me lo fa pensare. I millepiedi viaggiano anche in aereo. Biglietto di sola andata generalmente sfruttando il biglietto e il bagaglio di chi li trasporta. Una volta arrivati a destinazione usciranno dalla valigia e metteranno piedi altrove. Per un millepiedi la linea di confine tra la vita e la morte, potrebbe essere il lato della valigia che poggia in terra. È la soggettività che fa la differenza.
Ho sempre pensato che un millepiedi abbia più possibilità di un essere umano di sopravivvere, al di fuori della stanza dei millepiedi, a un qualsivoglia disastro aereo. Se una valigia venisse catapultata fuori dalla stiva di un aereo in volo, il millepiedi non patirebbe l’impatto della stessa con il suolo, al riparo com’è tra morbidi capi di abbigliamento. Una volta impattata, si aprirebbe e l’ospite, seppur giunto in una destinazione diversa da quella prefissata, metterebbe piedi al suolo. Meno fortunato, invece, nel caso in cui dovesse finir in acqua, poco lieto di divenire esca e poi cibo per pesci.

L’essere millepiedi riserva molti vantaggi seppur ci sia anche qualche aspetto negativo, tipo il rischio di calpestamento, in secundis, perché in primis, che piaccia o no, c’è l’esser insetto.

 

Millepiedi

 

 

 

 

Francesco Foti

Francesco Foti è nato a Giarre (CT) il 28-9-1979. Cantautore, autore, poeta e cultore del siciliano. Nelle vesti di cantautore ha pubblicato: - Il singolo “La Libreria dell’Alchimista”, Distr. CD Baby, 2019. - Il singolo “Renzo il torbido”, Distr. CD Baby, 2017. - Il singolo “Tàn Tàn Tàn”, Distr. CD Baby, 2016. - Il singolo “L’uomo nero”, Ed. ROS Group, 2013. Nelle vesti di autore ha firmato le canzoni “L’amore è amore” e “Sarai” presenti nel disco “Io” di Alessandro Canino, Ed. ROS Group e Distr. Self, 2013. EAN 8054377790035. È socio del Gruppo C.I.A.I. – Convergenze Intellettuali e Artistiche Italiane con il quale svolge un’intensa attività culturale in tutta la Sicilia sin dal 2002. Da marzo 2015 cura la rubrica “Orologio con cuculo” per la prestigiosa Rassegna di Letteratura Lunarionuovo. Ha pubblicato due sillogi di poesie in dialetto etneo: - Afotismi, Catania, Ed. Prova d’Autore, 2009. ISBN 978-88-6282-027-1. Con prefazione di Mario Grasso e lettera di presentazione di Carmelo D’Urso. - Jettu uci senza vuci, Catania, Ed. Prova d’Autore, 2012. ISBN 978-88-6282-090-5. Con prefazione di Mario Grasso. Ha pubblicato una lettura critica su Catania: - “Lettera aperta a Vincenzo Bellini” in “Catania giorno e notte”, AA.VV., Catania, Ed. Prova d’Autore, 2013. ISBN 978-88-6282-114-8. Ha pubblicato il racconto: - “I Commensali Arcani” in “La Mastunicola - Racconti di pizzerie galeotte”, AA.VV., Catania, Ed. Prova d’Autore, 2013. ISBN 978-88-6282-111-7. Ha pubblicato uno studio critico sul romanzo "Un posto tranquillo" di Enzo Marangolo: - “Sonorità di un posto tranquillo tra grilli e cicale” in “Baroni, bombe & Balilla, nella città dalle cento campane”, AA.VV., Ed. Prova d'Autore, 2013. ISBN 978-88-6282-120-9. Ha pubblicato uno studio critico sulla pittura di Pietro Barcellona: - “La pittura di Pietro Barcellona: pop e contatti interrotti per interposizione” in “Su Pietro Barcellona, ovvero, riverberi del meno”, AA.VV., Ed Prova d’Autore, 2015. ISBN 978-88-6282- 154-4. Riconoscimenti  Premio “Il Gabbiano d’argento” per “L’uomo nero”, Catania, 2006;  “Premio Miglior Testo” per “L’uomo nero” al IX° Lennon Festival, Belpasso (CT), 2007.  “Premio alla Musica” alla 2ª Ed. del Premio Vittorio Ribaudo, Augusta (SR), 2017.