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5. Analisi linguistica

5. 3 La morfosintassi

Il livello morfosintattico del trasmesso dei giornalisti mostra in linea generale l’acclimatamento dei tratti dell’italiano medio o neostandard meno marcati, ma anche la persistenza di alcune forme comunque in linea con lo standard e una maggiore formalità, e la sostanziale assenza di forme decisamente marcate verso il basso sulla scala della variazione diamesica e diastratica. Molto ridotta appare l’evoluzione nel corso dei trent’anni considerati.

Nel corso di quest’analisi si indagherà l’eliminazione della –d eufonica, uso dei pronomi soggetto di terza persona, estensione della forma dativale gli al plurale e al singolare femminile. Poi si proseguirà con l’uso del clitico ci/vi in funzione locativa, l’uso dei pronomi dimostrativi, l’uso delle varie forme dei pronomi interrogativi, l’uso dei pronomi pleonastici o ridondanti, le concordanze a senso, l’ uso del che polivalente. Anche i tempi e gli usi verbali verranno analizzati nel dettaglio assieme ai fenomeni della sintassi marcata al fine di fornire un quadro chiaro degli elementi morfologici e della loro distribuzione, negli anni, nel parlato del TG1.

5.3.1 La -d eufonica

Uno dei principali fenomeni di semplificazione di ordine grafico è l’eliminazione della –d nelle congiunzione ed, del tutto rara la forma od, e nella preposizione ad. I risultati del nostro spoglio evidenziano, in modo vistoso, in tutto l’arco cronologico considerato una significativa persistenza della –d.
L’uso della –d eufonica risulta costante nel caso segua vocale identica (ed essere, ad aspettare). Se segue vocale diversa, la presenza della –d, si alterna alla sua assenza minoritaria. Il numero di occorrenze di ad sembra attestarsi davanti a u– sul 50% nel primo campione (1976-1992), sul 40% nel secondo campione (1997-2006), davanti a i sul 30 % nel primo campione, sul 20% nel secondo, davanti a o sul 40% nel primo campione, sul 50% nel secondo e infine davanti a e sul 60% nel primo campione, sul 70% nel secondo.
Per ed si registrano i seguenti dati: ed e– pressoché esclusiva, ed u– 20% nel primo campione,  15 % nel secondo, ed i 15 %  nel primo e nel secondo campione, ed o– 5% nel primo e 10% nel secondo, ed a– 10% nel primo e 30% nel secondo.
La forma od non compare nei campioni considerati.

5.3.2 Egli vs lui in funzione di soggetto

Lui, diversamente da egli, non sostituisce il nome ma allude concretamente alla persone e ha quindi funzione deittica[1. L., Serianni, Italiano. Sintassi-grammatica-dubbi. L’universale, Le Garzantine, Torino 2005, p.20.]. Il pronome di terza persona singolare lui inoltre sostituisce sempre di più egli nell’italiano contemporaneo. Questa tendenza sembra rispecchiata nel nostro corpus fin dai primi anni del TG1. Si segnalano soltanto due casi del pronome egli in entrambe le edizioni del TG1 dell’anno 1986. L’uso di lui in funzione di soggetto è stato individuato in ventiquattro casi; predominante è la sua presenza in entrambe le edizioni del telegiornale relative all’anno  2002 (7). Di seguito si riporta qualche esempio:

‹‹…l’accordo russo americano sugli armamenti nucleari strategici mai ratificato dal congresso // del resto lui ha promesso / “sarò duro ma ragionevole”//…›› (TG1 ore 13.30, 30 novembre 1981)

‹‹ Imbrugnato/ di ‘sti tempi/ lui non ha voluto partecipare// in questi giorni il Cervino ha da litigare con le nuvole// ma la festa in suo onore è riuscita lo stesso//…›› (TG1 ore 20.00, 16 dicembre 1986)

Quanto alla forma tradizionale, ecco gli esempi di egli usato in funzione di soggetto:

‹‹…secondo il tribunale egli ha ammesso di essere stato coinvolto in una vasta rete di aiuti ai guerriglieri antisandinisti / avrebbe dichiarato di aver accettato  questo lavoro non per ragioni ideologiche ma per necessità di denaro //…›› (TG1 ore 13.30, 16 novembre 1986)

‹‹…per molti mesi [xxx] non era apparso in pubblico// in una delle interviste rilasciate nella sua fuga in Francia/ Banisadr ha sostenuto che la lucidità mentale dell’imam sta declinando e che egli è ormai succube della nefasta l’influenza di chi lo circonda//…›› (TG1 ore 20.00, 6 dicembre 1986).

5.3.3 Ella vs lei in funzione di soggetto

Il pronome personale di terza persona femminile lei  in funzione di soggetto sostituisce sempre più spesso ella rappresentando, secondo Francesco Sabatini, la ‹‹norma in ogni tipo di parlato, anche formale, e nelle scritture che rispecchiano atti comunicati reali››[2. Cfr., Sabatini, L’italiano dell’uso medio: una realtà tra le varietà linguistiche italiane, in G. Holtus e E. Radtke (a cura di), Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart, Tübingen, Narr, 1985, p.159.]. Nel corpus sono state individuate quattro occorrenze di lei in funzione di soggetto; assenti le forme tradizionali ella ed essa. Ecco qualche esempio:

‹‹se ne va ancora giovane / lei che per Hollywood è stata una delle giovani stelle per definizione // Natasha Gurdin / nipote di immigrati russi / che lo starsystem volle a cinque anni davanti alla macchina da presa / ribattezzandola Natalie Wood //…›› (TG1 ore 13. 30, 30 novembre 1981)

‹‹… si tratta di un vero e proprio ribaltamento rispetto alla prima confessione già resa / “io” / aveva detto in precedenza / “avevo comprato l’arma per minacciarla / volevo violentarla ma lei si è ribellata / mi ha insultato e l’ho colpita” / “non ho mai parlato di Erra finora” / ha proseguito / “soltanto per paura” //…›› (TG1 ore 13.30, 16 ottobre 2002).

5.3.4 Essi / Esse vs loro in funzione di soggetto

Luca Serianni  afferma che ‹‹loro è largamente preferito negli usi enfatici (questo lo fanno loro!) e, in generale, nel parlato quando si voglia esprimere il pronome››[3. Serianni, op. cit., p.176.].  Nel corpus  non si riscontrano casi di questo tipo; assenti anche le forme tradizionali (essi/esse).
Tra i fenomeni del neostandard, il soggetto di terza persona singolare è decisamente orientato al neostandard con predominio di lui, lei, loro. Nonostante ciò nel corpus riscuotono una presenza decisamente scarsa. E’ evidente dunque che sono spesso alternati all’ellissi, la cui ricorrenza può giovare poco alla chiarezza; alla ripetizione del soggetto e ad altre modalità di ripresa ancora più tipiche del parlato rispetto allo scritto. Poche forme tradizionali, come  egli, ella, essa, essi/esse,ricorrono nei primi anni,  mostrando quindi una seppur modesta evoluzione diacronica.

5.3.5 Uso di gli per le e per loro

Sabatini afferma che ‹‹la forma pronominale dativale gli  è di uso larghissimo con tutti i valori››[4. Sabatini, L’italiano…cit., p. 158]. Si riscontra sempre più la tendenza ad estendere la forma gli sia al femminile sia, soprattutto, al plurale. Uno sguardo diacronico  all’evoluzione degli ultimi trent’anni  mostra come l’uso di gli si estenda, dunque, piuttosto velocemente nel parlato, meno nella lingua trasmessa dei telegiornali. Nel corpus è stato individuato un solo caso di uso di gli per loro, assente la forma tonica a loro:

‹‹… i coreani del nord stamani sono forse gli unici ad essere tranquilli in Asia// la propaganda ripete incessantemente che sono accerchiati dal nemico// ma oggi il caro leader gli ha messo paura…›› (TG1 ore 13.30, 9 ottobre 2006).

Quanto all’estensione della forma dativale gli al femminile singolare, essa appare assolutamente sporadica, limitata ai rarissimi casi di un parlato decisamente informale in pezzi dal tono brillante, espressivo, ironico[5. I., Bonomi, L’italiano giornalistico. Dall’inizio del ‘900 ai quotidiani on line, Franco Cesati editore, Firenze, 2002, p.198.]. Nel corpus non si riscontrano casi di questo tipo.
Resistente dunque nel trasmesso telegiornalistico l’uso corretto dei clitici:

‹‹funerali di stato per madre Teresa // a Calcutta una grande folla le rende omaggio // il papa / “per me è stata come una sorella //›› (TG1 ore 20.00, 7 settembre 1997)

‹‹…pensando/ probabilmente/ di evitare il traffico di fine settimana/ molti automobilisti hanno dunque pensato di mettersi in viaggio durante la notte e nelle prime ore della mattina/ ma l’accorgimento non ha però evitato loro lunghe code/ non solo ai caselli/ ma anche ai distributori di carburante dove/ in alcuni casi/ come ad esempio in Puglia/ l’attesa per un pieno è stata anche di un ora//…›› (TG1 ore 20.00. 6 dicembre 1986)

5.3.6 L’aferesi 

Le forme aferetiche di questo, questa sono di uso raro nella lingua standard ma molto attestate nel parlato colloquiale[6. Sabatini, L’italiano…cit., p. 158.], Francesco Sabatini infatti afferma che ‹‹le forme aferetiche ‘sto, sta, ecc., connotano ancora la lingua in senso colloquiale, il loro uso è favorito dalla presenza delle forme fuse ormai consolidate nella lingua standard, come stamane, stamattina››[7. Ibidem].
Il dimostrativo ‘sto/’sta al posto di questo/questa compare nel corpus in  due occasioni. Di seguito si riportano gli esempi:

‹‹…lo show è finito / e il super boss ‘sta volta rischia l’ergastolo / ce l’ha fatta per due volte John Gotti / assolti / avevan- assolto avevano detto i precedenti processi / ma questa volta i giurati hanno riconosciuto colpevole il capo della famiglia mafiosa più importante d’America / sentiamo da New York / Lilli Gruber //…›› (TG1 ore 13.30, 3 ottobre 1992)

‹‹…il mattino della Ferrari ha l’umore scontroso di Michael Schumacher // a se stesso non può nascondere la verità // Monza / ‘sta volta / non farà rima con la vittoria //…››(TG1 ore 20.00, 7 settembre 1997)

 Un  solo caso del dimostrativo  ‘sti al posto di questi:

‹‹…Imbrugnato/ di ‘sti tempi/ lui non ha voluto partecipare// in questi giorni il Cervino ha da litigare con le nuvole//…›› (TG1 ore 20.00, 6 dicembre 1986)

 Tiene dunque lo standard tradizionale in tutto il campione considerato:

‹‹…ed anche la chiesa di questo continente/ vinto il pericolo marxista/ può correre il rischio di adagiarsi in una continuità/ che tradisce anch’essa la memoria//…›› (TG1 ore 13.30, 11 ottobre 1992)

‹‹…a distanza d’una settimana / lo vedete / ancora tanta gente // l’enorme chiazza di mazzi di fiori / i messaggi / che saranno tutti conservati // certo è domenica / c’è anche curiosità // ma dopo questa tragedia / molte cose non potranno più essere come prima / nella vita britannica //…›› (TG1 ore 20.00, 7 settembre 1997)

5.3.7 Clitico ci/vi in funzione locativa

 Analogo rilievo si può fare per vi in funzione locativa: la sua presenza è limitata ai primi anni del TG1 (sei occorrenze),  normalmente superato dal meno formale ci, (ventisette occorrenze) che nel corpus ricorre soprattutto in unione con il verbo essere. Di seguito segnaliamo qualche esempio:

‹‹… // un anno fa / subito dopo il sisma / proprio al cinema Augusteo / si verificò un fatto analogo /  ma allora non vi furono conseguenze per la scarsità di spettatori presenti //…›› (TG1 ore 13.30, 30 novembre 1981)

‹‹… la gran Bretagna continua a rendere omaggio a lady Diana / mentre in Francia ci sono nuove testimonianze nell’inchiesta sull’incidente di domenica //…›› ( TG1 ore 20.30, 7 settembre 1997)

‹‹… forte calo della produzione industriale ad aprile / ha comunicato l’ISTAT / scesa dell’ 8 e 3 per cento rispetto un anno fa e dell’ uno e 3 per cento rispetto a marzo scorso / “da considerare” / dice l’ISTAT / “che ci sono stati 2 giorni lavorativi in meno” //…›› (TG1 ore 20.30, 12 giugno 2006)

Nella rilevazione dell’indagine telegiornalistica abbiamo notato una maggiore inclinazione verso la forma tradizionale vi  negli anni ’76-’81, sorpassata negli anni a seguire  dal meno formale ci, a dimostrazione del processo evolutivo di questo fenomeno.

5.3.8 Pronome dimostrativo neutro 

Nei telegiornali, la recessione del dimostrativo neutro ciò rispetto alle forme concorrenti più comuni nel parlato questo, quello e lo appare come un fenomeno in  evoluzione abbastanza rapida. Si riscontrano soltanto cinque occorrenze del pronome dimostrativo, di cui tre nel TG1 dell’81. Ecco un esempio:

‹‹…il quadro si completa fuori dalle forze politiche con un comunicato della Presidenza dei Vescovi secondo il quale i cristiani sono chiamati a onorare la loro coerenza senza che ciò significhi limitare la libertà civile del credente //… ››(TG1 ore 20.00, 2 maggio 1981)

Il pronome dimostrativo è spesso sostituito da quello nei testi degli inviati e dei conduttori. Nel corpus abbiamo individuato sette occorrenze. Di seguito qualche esempio:

‹‹…trenta giorni per tentare di capire quello che è successo a Mogadiscio// da domani iniziano i lavori della commissione presieduta dal costituzionalista Ettore Gallo // …›› (TG1 ore 13. 30, 15 giugno 1997)

 ‹‹…un posto dove/ racconta Christian De Sica/ tutto quello che inquadri è già cinema/ ma girare non è facile lo stesso//…›› (TG1 ore 13. 30.)

E quattro occorrenze di lo:

‹‹…è che/ è certo/ si tratta di un uomo/ sui trentacinque quarant’anni/ e che l’omicidio è a sfondo sessuale// lo ha confermato infatti l’autopsia sul corpo del bambino// sentiamo la nostra redazione di Perugia//…››  (TG1 ore 13.30, 11 ottobre 1992)

‹‹…è stato un maniaco sessuale con evidenti segni di mitomania ad assassinare Simone Allegretti/ il bimbo di quattro anni rapito giusto una settimana fa nella sua casa si Maceratola/ nei pressi di Foligno// lo hanno accertato i nuovi risultati dell’autopsia e prime valutazioni sui messaggi lasciati dall’omicida//…››  (TG1 ore 13.30, 11 ottobre 1992)

‹‹…il Primo Ministro israeliano Netanyahu / non sarà incriminato per lo scandalo politico finanziario noto come “Hebron gate” // lo ha decisola Corte Suprema di Gerusalemme respingendo i ricorsi dell’opposizione di sinistra //…››  (TG1 ore 13.30, 15 giugno 1997)

‹‹… ci sarà più riservatezza / senso di rispetto / quando i figli di Diana torneranno in pubblico? lo ha chiesto esplicitamente il principe Carlo // ha cominciato oggi l’express //…››  (TG1 ore 20.00, 7 settembre 1997)

5.3.9 Pronomi interrogativi neutri: alternanza che cosa/ cosa/ che

C’è un fenomeno pronominale che ha scarso rilievo anche dal punto di visto diacronico: l’alternanza nelle interrogative dirette e indirette tra che cosa, cosa e che.  Nei quattro esempi contenuti nell’intero corpus compaiono la forma più tradizionale, che cosa, e l’allotropo più diffuso al nord, cosa nei testi del conduttore; la forma che, più connotata in senso centro-meridionale e meno immediatamente decodificabile nella sua funzione interrogativa rispetto alle altre poiché in taluni casi immediatamente confondibile con il che oggettivo-dichiarativo-relativo, è presente in un collegamento in diretta. Di seguito gli esempi:

‹‹…ed è / anche per Brolo / un momento in cui una certa corsa verso il futuro spesso incontrollata e dissipatrice comincia a sollevare qualche preoccupazione e qualche riflessione // cosa sarà del nostro passato ? //… ›› (TG1 ore 13.00, 16 novembre 1986)

‹‹…si parlerà questa sera alle 23 //15 a Porta a porta / che ha raccolto la testimonianza anche di un nipote dell’uomo che ha sparato e che nella strage ha perso entrambi i genitori // sentiamo che cosa ha detto a Bruno Vespa//… ›› (TG1 ore 20.00, 17 ottobre 2002)

‹‹…sette esordienti in questa formazione / anche il commissario tecnico / tu che ne hai fatti tre / che vuol dire esordire in un campionato del mondo? Ecco intanto Totti //… ››(TG ore 13.30, 12 giugno 2006)

5.3.10 Che polivalente 

Nell’italiano contemporaneo un fenomeno di rilievo è costituito dal che polivalente che, con un’ampia polimorfia di impieghi, serve a unire una frase principale con una subordinata[8. G. Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Roma, La nuova Italia scientifica, 1990, p.168]. Sabatini indica quattro tipologie di che polivalente: il che con valore temporale; il che atto a congiungere le due parti di una frase scissa; il che con apparente funzione di soggetto o oggetto; il che sostitutivo di una congiunzione finale, consecutiva o causale[9. Sabatini, L’italiano…cit., pp.164-165.]. Si riportano solo i fenomeni presenti nel corpus analizzato.

  •  Il che con valore temporale

 Serve ad introdurre una relativa con valore temporale, ‹‹equivale ai più formali “in cui”, “dal momento in cui”, “nel momento in cui”››[10. Ibidem]. Nel nostro corpus abbiamo individuato una sola occorrenza  di che polivalente con valore temporale, nella rubrica “Filo diretto” condotta da Luisa Rivelli all’interno dell’edizione giornaliera del TG1 del 23 marzo 1976. Si riporta di seguito l’esempio:

‹‹…volevo dire questo // che dal giorno che sono stati presi i provvedimenti per l’aumento delle imposte / la carne è aumentata // io non capisco perché // ma la carne non era stata esclusa dalla stretta fiscale ? i giornali la televisione la radio non avevano detto questo ? …›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

  •   Il che atto a congiungere le due parti di una frase scissa  

Il che all’interno della frase scissa ha la funzione di connettere, ovvero di legare le due parti della frase, cioè il rema, che è l’elemento nuovo, al tema. Come si vedrà, il nostro corpus presenta quarantatre casi di frasi scisse. Per una trattazione esauriente del fenomeno si rimanda al paragrafo 5.3.15.3

  •   Il che sostitutivo di una congiunzione finale, consecutiva, causale

Il che può essere usato per unire a una principale una subordinata finale, consecutiva, causale. Nel corpus abbiamo individuato un solo  caso di che polivalente appartenente a questa tipologia:

‹‹……l’analisi degli ultimi feroci sviluppi della strategia terrorista/ l’impegno e la richiesta che si intensifichi l’azione dello stato/ una più continua e attenta mobilitazione di massa in difesa della democrazia//…›› ( TG1 ore 20.00, 6 dicembre 1986)

La limitatissima ricorrenza del cosiddetto che polivalente, nella quasi totalità dei casi circoscritta alle più ‘normali’ funzioni di raccordo tra i due membri della frase scissa, allinea in modo evidente il trasmesso giornalistico allo scritto dei quotidiani, allontanandolo dall’ambito più informale e oralizzante.  Pertanto non risulta possibile segnalare un’evoluzione diacronica del fenomeno.

5.3.11 Presente in luogo del futuro

Bazzanella  afferma ‹‹il futuro è spesso sostituito nell’italiano parlato e in contesti semiformali dal presente indicativo, soprattutto quando sono presenti indicatori temporali che assicurano lo svolgimento dell’evento nel futuro o quando la situazione a cui si riferisce è “pianificata”››[10. Bazzanella, Le facce del parlare: un approccio pragmatico all’italiano parlato, Firenze, La Nuova Italia, 1994.p.40.]. L’uso del presente al posto del futuro è  molto comune nel parlato, ma non molto documentato nello scritto. Il futuro è preferito quando l’azione sia enfatizzata, caricata di un certo senso di importanza e determinazione. Nell’alternanza tra i due tempi, un’incidenza significativa ha la categoria dell’azione”: il presente viene usato soprattutto con i verbo non-durativi (cominciare, iniziare), mentre i durativi e soprattutto gli stativi sono sempre al futuro. Nel corpus si individuano dodici occorrenze di quello che viene definito ‘presente pro-futuro’, presenti in maniera equa in tutto il campione considerato e soprattutto nei testi del conduttore. Di seguito gli esempi più significativi:

‹‹veniamo alle notizie sindacali // tre importanti categorie dell’industria riprendono nel pomeriggio le trattative contrattuali… ›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹…il Ministero della Pubblica Istruzione informa che anche quest’anno entro il 30 maggio / devono essere presentate le domande di preiscrizione alle prime classi delle scuole medie e delle secondarie superiori statali // stessa domanda va presentata per le classi iniziali dei trienni di specializzazione degli istituti tecnici con più indirizzi / e dei corsi post qualifica degli istituti professionali //…››  (TG1 ore 20.00, 2 maggio 1981)

‹‹…trenta giorni per tentare di capire quello che è successo a Mogadiscio // da domani iniziano i lavori della commissione presieduta dal costituzionalista Ettore Gallo //…››  (TG1 ore 13.30, 15 giugno 1997)

‹‹venerdì 18 ottobre / c’è lo sciopero generale di 8 ore organizzato dalla CGIL contro la politica economica del Governo / manifestazioni sono previste in tutta Italia / si preveden- / si prevedono disagi sul fronte dei trasporti //  ››    (TG1 ore13.30, 16 ottobre 2002)

5.3.12 Alternanza tra passato prossimo e passato remoto e uso degli altri tempi storici

Luca Serianni afferma ‹‹il passato remoto indica un’azione collocata in un momento anteriore rispetto a chi parla e priva di legami col presente, mentre il passato prossimo indica un’azione passata ma non necessariamente anteriore al momento dell’enunciazione e in cui emerge la “rilevanza attuale” del processo››[11. Serianni, op.cit., p.328.]. Una prima necessaria osservazione riguarda la naturale prevalenza del passato prossimo nel trasmesso dei telegiornali, che riporta in massima parte fatti accaduti poche ore prima. Tale uso si è imposto recentemente, mentre in precedenza anche per fatti recentissimi veniva impiegato largamente il passato remoto. In linea generale,dallo spoglio del corpus, per fatti lontani nel tempo e azioni concluse si usano entrambi i passati, forse con leggera prevalenza di quello remoto. Per fatti lontani per i quali si abbia  persistenza del risultato o un prospettiva psicologica che avvicina il fatto al presente prevale il passato prossimo su quello remoto. Ecco qualche esempio:

‹‹…sempre a Roma // alcuni colpi di pistola / andati a vuoto / sono stati sparati contro una pattuglia di carabinieri che era in servizio davanti al Ministero / da parte di alcuni sconosciuti a bordo di un’automobile che è subito fuggita //…›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

‹‹…l’inchiesta della procura di Milano punta ora ad accertare chi garantì impunità ai colpevoli della strage di piazza Fontana e dell’attentato della questura di Milano // era il 17 maggio del ‘73 quando l’anarchico Gianfranco Bertoli lanciò una bomba al termine della cerimonia di commemorazione del commissario Calabresi davanti alla questura di Milano // morirono quattro persone e furono più di 40 i feriti // secondo i magistrati di Milano fu il medico veneziano Carlo Maria Maggi appartenente ad Ordine Nuovo//…›› ( TG1 ore 13.30, 15 giugno 1997)

‹‹…tutto cominciò così / con dei ragazzi chiamati per nome e costretti ad abbandonare per sempre la loro scuola / come stanno facendo gli studenti del liceo Tasso / in una iniziativa organizzata dal comune di Roma / lasciano dei posti vuoti per ricordare i ragazzi di allora / colpiti dalle leggi razziali // quei posti rimasero vuoti / e il razzismo diventò di stato in Italia // migliaia di cittadini italiani / solo perché ebrei / persero tutti i diritti civili al punto da non poter più entrare nei teatri e negli stabilimenti balneari //…›› (TG1 ore 13.30, 16 ottobre 2002)

Accanto ai due passati, come tempi storici i telegiornali usano anche il presente e il trapassato prossimo, entrambi in aumento. Il presente viene frequentemente usato per fatti passati, in genere da non molto, per vivacizzare l’azione, più facilmente in articoli di stile brillante, e spesso in narrazioni di una certa lunghezza che vedono il dipanarsi di fatti e di azioni l’uno dopo l’altra, colte e descritte nella loro immediatezza. Nel corpus viene maggiormente usato nei servizi sportivi; quasi sempre corredati da immagini il presente contribuisce ad una maggiore descrizione dell’evento:

 ‹‹…sono stati segnalati gravi atti di vandalismo sul treno // alcuni vagoni vengono chiusi dall’esterno e i passeggeri bloccati dentro // i loro compagni si radunano fuori dalla stazione / rumoreggiando // per un’ora e mezza si teme il peggio / poi gran parte dei giovani viene lasciata andare // parte il corteo durante il quale si vivono nuovi momenti di tensione con la polizia / alla fine / si torna a casa / stremati / ma 4 ragazzi vengono fermati per accertamenti / per 200 scatta il provvedimento di espulsione delle autorità olandesi //… ›› (TG1 ore 13.30, 15 giugno 1997)

 Tipicamente giornalistici sono il condizionale di dissociazione e l’imperfetto cronachistico. Quest’ultimo risulta in palese recessione e limitato ai primi anni del TG. Entrambi sono più frequenti nella cronaca. Si riportano gli esempi:

 ‹‹…immediatamente gli spettatori / in massima parte giovani che assistevano alla proiezione del film “Il tempo delle mele” / venivano colti dal terrore di restare prigionieri nel locale // tutti insieme tentavano di guadagnare l’uscita // qualcuno è caduto e poi ancora altri venivano travolti e calpestati // 22 i feriti / ma sette dei quali in serissime condizioni / venivano ricoverati negli ospedali per ferite da schiacciamento / lesioni di organi interni / fratture / lussazioni // l’incidente è avvenuto intorno alle 18 / nell’ora di massimo affollamento // circa mille gli spettatori presenti // molte altre decine di persone erano in attesa di entrare in sala //…›› (TG1 ore 13.30, 30 Novembre 1981)

 ‹‹… l’agente / le cui condizioni non sono gravi / durante un servizio di pattugliamento con altri colleghi in borghese / aveva fermato quattro uomini a bordo di un’auto di grossa cilindrata // avevano chiesto i documenti ma improvvisamente uno dei fermati ha sparato a bruciapelo / colpendo l’agente Renato Doria all’inguine // benché ferito / l’agente e le altre guardie rispondevano al fuoco mentre i banditi si davano alla fuga // uno dei banditi veniva raggiunto da un colpo all’addome // altri due venivano bloccati // il quarto tentava di fuggire / pistola in pugno / in un vicino istituto scolastico / ma veniva inseguito / raggiunto / disarmato e a sua volta arrestato //…›› (TG1 ore 13.30, 30 Novembre 1981)

 ‹‹…secondo la versione / la quarta / resa ieri da Nicola davanti al PM per i minori // lui Giovanni Erra  / 35 anni / avrebbe avuto l’idea di portare Desirèe nella cascina / per violentarla insieme ai ragazzi / lui avrebbe pesantemente condizionato e guidato le azioni degli adolescenti / ancora lui / avrebbe avuto un ruolo centrale anche nell’omicidio/…›› (TG1 ore 13.30, 16 ottobre 2002).

5.3.13 Indicativo in luogo del congiuntivo

Il congiuntivo dispone di quattro tempi: il presente, il passato, l’imperfetto ed il trapassato. E’ utilizzato soprattutto nelle subordinate ed il tempo  è condizionato da quello della frase principale. Francesco Sabatini indica alcuni costrutti in cui l’uso del congiuntivo ha ceduto il posto all’indicativo nelle ‹‹interrogative indirette; proposizioni dipendenti dai verbi di “opinione” o dai verbi di “sapere” e “dire” al negativo; relative restrittive››[12. Sabatini, L’italiano…cit., p.166.]. Il congiuntivo ricorre dopo frasi soggettive introdotte da  espressioni impersonali, in particolare formate dal verbo essere seguito da un sostantivo o un aggettivo. Alcuni grammatici parlano di una “presunta morte” del congiuntivo nell’italiano di oggi, in realtà il suo uso è forte nella lingua scritta e nel parlato cede il posto all’indicativo solo in alcuni casi. Nel corpus si segnala un solo un caso di sostituzione del congiuntivo con indicativo; nella restante parte  del corpus l’uso di questo verbo si attiene alla norma. Si riportano di seguito gli esempi:

‹‹…naturalmente il primo pensiero che è venuto ai servizi di sicurezza inglesi è che vi possa essere / una qualche relazione fra il dirottamente e l’attività dell’IRA / l’esercito clandestino repubblicano irlandese antibritannico //…›› (TG1 ore 20.00, 2 maggio 1981).

‹‹…l’ultimo pentito / nella stessa aula-bunker di Padova / è intenzionato a raccontare la storia degli ultimi vent’anni di Cosa Nostra // spiegherà come è possibile che ‹‹…un piccolo mandamento / come Caccamo / possa diventare quella che Falcone definìla Svizzera della Mafia…›› (TG1 ore 13.30, 16 ottobre 2002)

Per il verbo, molto ridotta appare l’evoluzione nel corso dei trent’anni considerati. Va innanzitutto segnalata la tenuta del congiuntivo, che nella voce del giornalista non cede all’indicativo, nemmeno nei momenti più informali. Ben saldo anche il futuro, non molto sostituito dal presente, che invece dilata la sua funzione temporale più verso il passato, sostituendo spesso i tempi storici, nella linea di una immediatezza in cui le immagini giocano un ruolo importante. Un fenomeno verbale che mostra una significativa modificazione nel corso dei trent’anni è la diminuzione dell’imperfetto cronachistico. Assai gradito negli anni ’70, come dimostrato dagli esempi, oggi è divenuto decisamente raro, più legato agli stilemi e agli stereotipi del linguaggio giornalistico passato. 

5.3.14 Concordanze a senso 

Un altro aspetto decisamente significativo che conferma la vicinanza allo standard che al parlato riguarda la concordanza a senso.  Nel corpus non ci sono casi di verbo al plurale con un soggetto collettivo né casi di concordanze a senso di tono più colloquiale e informale , come quelli che vedono il verbo al singolare con un soggetto multiplo. E’ sempre rispettata la concordanza di genere e le relative con soggetto plurale introdotte da un partitivo hanno correttamente il verbo al plurale concordato con il relativo e non al singolare concordato con il sostantivo reggente. Presente nel campione considerato un esempio  di mancata concordanza non catalogabile in tipologie definite:

‹‹…primo aspro confronto a New York al consiglio di sicurezza dell’ONU fra Israeliani e Palestinesi // i rappresentanti dell’organizzazione per la liberazione della Palestina ha accusato Israele di avere usato metodi nazisti / per cercare di sedare le manifestazioni degli Arabi nei territori occupati dalla Cisgiordania //…›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

5.3.15 Fenomeni di sintassi marcata

 L’italiano contemporaneo è caratterizzato da costrutti sintattici che presentano una sequenza marcata dei costituenti, diversa cioè dall’ordine  non marcato soggetto-verbo-oggetto. Questo procedimento viene definito tematizzazione, o ‹‹focalizzazione dell’informazione che rappresenta il dato “nuovo” nell’atto comunicativo››[Ivi, p. 161]. La varia fenomenologia della sintassi marcata rappresenta uno dei più evidenti segni dell’apertura della scrittura giornalistica verso l’oralità. Nell’ampia documentazione dei costrutti di sintassi marcata  si nota una loro funzione chiaramente informativa, accanto alla componente espressiva sia nell’ambito del cosiddetto ‘stile brillante’, sia nel segno di un generale scadimento, soprattutto sintattico, verso la lingua parlata. In questa sede si tenterà di verificare nel trasmesso del TG1 la presenza di tutti quei fenomeni di sintassi marcata, cioè la dislocazione a destra e a sinistra, le frasi scisse e pseudo-scisse, il c’è presentativo, la posposizione del soggetto al predicato, l’anacoluto e il tema libero o sospeso assieme alla distribuzione di questi particolari costrutti nel tempo.

5.3.15.1 La dislocazione a destra

E’ una costruzione marcata per la posizione del tema che si trova a destra. ‹‹Da tale posizione del tema nasce anche una lieve marcatezza dell’anticipazione del predicato verbale, che ne risulta spesso messo in rilievo››[13.  Berruto, Sociolinguisticacit., p.67.]. La pausa tra la frase e l’elemento dislocato rende questa struttura frasale simile ad un “ripensamento”. Nel corpus non ci sono casi di dislocazioni a destra.

 5.3.15.2 La dislocazione a sinistra

 In essa l’elemento anticipato è integrato sintatticamente nella frase e ripreso da un pronome anaforico che rinvia al componente antecedente. E’ una costruzione in cui un elemento diverso dal soggetto assume la funzione di tema-dato ed è collocato a sinistra, seguito dal predicato-rema nuovo a destra, con una concessione sintattica mediante una ripresa pronominale anaforica tra l’elemento anteposto e il resto della frase. Serve a sottolineare enfaticamente un costituente, a tematizzare, a rendere tema un elemento che generalmente non lo è. E’ più frequente, come dimostrano la maggior parte degli esempi del corpus, con il complemento oggetto, forma meno marcata in diamesia, ma al di fuori del corpus si può trovare anche con altri costituenti: il complemento indiretto, il partitivo, il complemento predicativo del soggetto, l’intera proposizione. In italiano non c’è una dislocazione vera e propria del soggetto: per enfatizzarlo si ricorre ad altri costrutti. La ripresa pronominale rappresenta l’elemento caratteristico della dislocazione: nel caso del complemento oggetto, se manca la ripresa il costrutto diventa una semplice inversione o anteposizione (topicalizzazione contrastativa). Mentre la ripresa con il pronome atono per il complemento oggetto è quasi d’obbligo, nel caso di complementi indiretti, che possono essere anticipati senza ripresa, questa determina una ridondanza pronominale dal valore colloquiale. In tutto il periodo cronologico considerato la dislocazione a sinistra ricorre quattordici volte nel corpus: un solo esempio nel sommario, tutti gli altri  all’interno dei vari servizi. Di seguito segnaliamo qualche esempio:

 ‹‹…il papa a Santo Domingo // commemorazione del trentesimo anniversario del concilio vaticano II // “la chiesa deve affrontare nuove sfide” / dice il papa / “le risposte le deve dare con il vangelo //›› ( TG1 ore 13. 30, 11 ottobre 1992, Sommario)

 ‹‹…una delegazione di operai è stata ricevuta a Palazzo Chigi e all’uscita i rappresentanti del consiglio di fabbrica si sono dichiarati insoddisfatti e preoccupati perché la risposta del Governo l’ hanno definita debole //›› (TG1 ore 20.00, 17 ottobre 2002)

 ‹‹il ministro Marzano / dal suo canto / ha precisato che interventi il Governo li farà in presenza di modifiche strutturali che consentano il rilancio di attività produttive nel Sud //›› (TG1 ore 20.00, 17 ottobre 2002)

 Dallo spoglio del corpus il fenomeno risulta assente nelle edizioni dell’ottantuno e dell’ottantasei. Quello che si attesta è un aumento nel corso del periodo del fenomeno della dislocazione per rispondere all’esigenza di focalizzare l’attenzione su un elemento, caricandolo di maggiore forza sia denotativa che connotativa; una valenza espressiva, presente comunque, associata a quella informativa-testuale.

 5.3.15.3 Frase scissa, pseudo-scissa e c’è presentativo

 Quando l’accentuazione enfatica converge sul rema, il parlato ricorre alla frase scissa: a sinistra si isola l’informazione nuova seguita da una falsa relativa introdotta da che, il tema. La frase scissa appare il fenomeno più frequente per la sua spiccata valenza informativa: ha la funzione di far identificare più facilmente l’elemento nuovo e di enfatizzarlo, di spezzare il contenuto e mantenere la continuità referenziale con il discorso precedente. E’ costituita da una prima unità frasale contenente il verbo essere e l’elemento focalizzato, il rema, e una seconda proposizione, pseudo- relativa, in cui si richiama un’ informazione in parte presupposta. In genere l’elemento focalizzato è un nome o pronome, meno frequentemente è un sintagma preposizionale oppure un avverbio. La seconda proposizione può essere esplicita o implicita, solo se l’elemento focalizzato è il soggetto. La collocazione posposta del rema nel costrutto implicito è preferita e frequente. Hanno una presenza più contenuta la frase scissa esplicita con rema più tema e la frase pseudo-scissa. In quest’ultima viene collocato prima il tema, successivamente il rema. Nella frase scissa, quindi, il contenuto nuovo precede quello noto, il contrario accade nella  pseudo-scissa. Dallo spoglio del corpus emergono quarantatre  casi di frasi scisse e solo tre casi di pseudo-scisse. Si riportano gli esempi maggiormente significativi; la loro presenza risulta pressoché equamente distribuita nei testi dei conduttori e nei servizi degli inviati:

 ‹‹…è la seconda volta nel giro di pochi giorni che la magistratura milanese /  chiede il sequestro di danaro destinato al pagamento di riscatti //…›› (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

 ‹‹…saranno più di 500 mila gli studenti che dovranno sostenere l’esame di maturità // due le prove scritte / 4 le materie orali //…›› (TG1 ore 13.30, 3 aprile 1992)

 ‹‹buonasera // è l’intera India che si è mossa per dare l’ultimo saluto alla missionaria dei poveri / a una grande donna / ad un’altra grande donna / della nostra epoca //…›› (TG1 ore 20.00, 7 settembre 1997)

 ‹‹…per ora quello che trapela dal fitto riserbo delle indagini/ è che/ è certo/ si tratta di un uomo/ sui trentacinque quarant’anni/ e che l’omicidio è a sfondo sessuale//…›› (TG1 ore 13.30, 11 ottobre 1992)

Carla Bazzanella sostiene che il c’è presentativo si può considerare ‹‹un tipo particolare di frase scissa››[14. Bazzanella, Le facce del parlare, cit., p.130]. Accanto alla dislocazione a destra, è il più oralizzante tra i costrutti marcati. Si tratta di una struttura composta da c’è più che con la funzione di marcare il soggetto e di suddividere l’informazione, rendendo più facile la ricezione del messaggio. In questo caso non ci sono dati o presupposti già noti all’atto della comunicazione che è tutta costruita da elementi di novità e cioè rematici. Nel corpus ci sono due esempi di c’è presentativo:

 ‹‹cambiamo pagina / un consolidamento dei titoli del debito pubblico / buoni ordinari del tesoro e certificati di credito / è tecnicamente impraticabile / “ormai” / ha spiegato il vice direttore generale della Banca d’Italia / “c’è un mercato organizzato tra il Tesoro e i risparmiatori / che rende l’eventuale esercizio della sovranità da parte dell’emittente / praticamente impossibile” // …››  (TG1 ore 13.30, 3 aprile 1992)

 ‹‹nelle regate / c’è una regola che non si può infrangere / l’imbarcazione che tocca una boa / deve fare un giro su se stessa come penalizzazione //…›› (TG1 ore 13.30, 3 aprile 1992).

Proprio per la sua  modesta presenza questo fenomeno non mostra nessuna evoluzione diacronica.

5.3.15.4 Soggetto posposto

Funzione informativo-pragmatica è quella del soggetto posposto, uno dei costrutti marcati più frequenti nel trasmesso telegiornalistico in quanto funzionale all’evidenziazione del messaggio e di elementi informativi nodali o strettamente rematici. In questo costrutto, il soggetto, rispetto alla sua posizione normale prima del predicato, risulta essere posposto al verbo per espressività, marcatezza, enfatizzazione e contrasto. Compare nelle frasi interrogative, esclamative, esornative con verba dicendi e con determinati altri verbi, di accadimento, come gli accusativi, una particolare categoria di verbi individuata dalla grammatica generativa il cui soggetto ha caratteristiche proprie del soggetto ma anche proprietà sintattiche dell’oggetto (è arrivato il treno, è affondata la nave). In questi casi la posposizione è decisamente grammaticalizzata e quindi poco significativa sotto il profilo informativo. Dal punto di vista della struttura sintattica, si rivela un’ovvia e quasi grammaticalizzata preferenza per la collocazione a destra del soggetto nelle frasi nominali. La posposizione del soggetto ricorre in modo più massiccio nei testi degli inviati; se ne contano quarantasei esempi:

 ‹‹…accanto ai bronzi è esposta anche la testa di un filosofo greco rinvenuta nel 1969/ nel mare di Canditello/…›› (TG1 ore 20.00, 6 dicembre 1986)

 ‹‹stamattina al Cairo si sono visti Mubarak / re Hussein  e Arafat / per esaminare la situazione in vista dell’arrivo del segretario di stato americano [xxx] //›› (TG1 ore 20.00, 7 settembre 1997)

 ‹‹dopo l’eliminazione di Al-Zarqawi 5 giorni fa / e grazie anche ad informazioni raccolte nel covo distrutto / sono state condotte 140 operazioni antiterrorismo in Iraq// ›› (TG1 ore 20,00, 12 giugno 2006)

 Non è infrequente nemmeno nei testi dei conduttori, cioè nei titoli e nei lanci, dove la brevità del messaggio tende all’essenzialità e all’incisività comunicativa. Se ne contano trentanove occorrenze; ecco qualche esempio:

 ‹‹ nuovi sviluppi dello scandalo Lockheed // arrestati a Roma il generale Duilio Fanali e l’avvocato Antonio Lefebvre // (TG1 ore 13.30, 23 marzo 1976)

 ‹‹ buongiorno dal Tg1 // ha dunque un nome il presunto assassino di Marta Russo / uccisa da un colpo di pistola nei viali dell’università di Roma / il 9 maggio scorso //›› (TG1 ore 13.30, 15 giugno 1997).

Dallo spoglio del corpus si attesta un aumento del fenomeno nel corso del tempo.

 3.4.15.5 Tema sospeso

 Il costrutto identificato come tema libero o sospeso o nominativo assoluto è formato da un costituente, con apparente funzione di soggetto, collocato a inizio frase, seguito da una costruzione non congruente e senza collegamento pronominale. L’elemento dislocato a sinistra è del tutto esterno alla frase dal punto di vista sintattico e intontivo, non è preceduto da una preposizione ed è separato da una pausa. E’ un costrutto del parlato spiegabile con la mancanza di pianificazione, rientra nella grande categoria tradizionalmente denominata anacoluto, delle costruzioni che presentano un’interruzione, un salto dal punto di vista della concordanza sintattica. Nel corpus non ci sono esempi di tema sospeso.

Concludendo la sintassi marcata, ben rappresentata nel trasmesso giornalistico nei costrutti meno marcati in diamesia, la dislocazione a sinistra e la frase scissa, entrambi utilizzati anche per la loro funzione informativa, appare in aumento nel corso del periodo analizzato. In linea generale i risultati dell’indagine morfosintattica ci mostrano come il trasmesso giornalistico tenda verso quel ‘parlato serio semplice’ muovendosi nella linea di un neostandard poco oralizzante. Si riscontrano dunque la presenza, più o meno importante dei tratti più tipici dell’italiano dell’uso medio e l’assenza o la scarsa presenza, dei tratti più marcati.

Il trasmesso giornalistico si distanzia complessivamente poco dallo scritto giornalistico; tuttavia bisogna precisare la tendenza dei telegiornali ad una maggiore distanziazione dall’italiano standard rispetto ai quotidiani cartacei, allineandosi in maniera più decisiva verso l’innovazione, ma solo quando si tratta di un’innovazione moderata.

(Segue…)

 


 

Grazia Boemia

Classe 1983, si è laureata a Catania in Scienze della Comunicazione per poi continuare gli studi a Milano, dove ha conseguito la laurea specialistica in Cultura e storia del sistema editoriale. Attualmente risiede a Roma, dove lavora come formatore del personale.