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IL BAGNO DEL GOVERNATORE

Ovvero

come ti promuovo mare e turismo in Sicilia

 

Il governatore della Sicilia Rosario Crocetta ha preso un bagno nel mare di Tusa a dicembre. A Tusa, per chi non lo sapesse c’è un albergo sul mare. Un albergo d’arte. Infatti, presti attenzione il lettore di questo dubbio, tutto è arte sulla riviera tirrenica siciliana del messinese, anche le fiumane e fino al confine con l’aria della provincia di Palermo, che comincia da Finale, il paesotto dove il terreno lancia segnali di misteriosi fuochi ctoni. Ma non è per le braci ctonie di Finale che s’accende il mio dubbio, che stavolta è per il bagno del presidente Crocetta nel mare di Tusa. Bagno peraltro immortalato in internet (sito del presidente) da esposizioni fotografiche del governatore in costume, dantescamente, “dalla cintola in su” (una citazione del canto dantesco per via di un pensierino rivolto a colui che viene rappresentato “com’ avesse l’inferno a gran dispitto”) e riverberi acquorei dalla cintola in giù, del Crocetta, appunto, dimostrativi della limpidezza delle acque del mar di Tusa nel poter far trarre testimonianze sul colore dello slip dell’illustre bagnante dicembrino. Presti attenzioni dunque il lettore del mio dubbio al particolare del mare di cui sembra sentir l’odore nel fruire delle foto con il governatore in vena di governare il suo stato di benessere balneare nel mare di Tusa e dell’albergo adiacente. Presti attenzione il lettore al mio dubbio sulla morale della favola del bagno in un mare favoloso e un poco mitico, anche se non alla pari con quello ciprigno della Venere egea, e sciolga il dubbio che m’assilla. Perché il presidente Rosario Crocetta ha fortemente voluto che il suo bagno di dicembre fosse pubblicizzato così tanto? Ci sono stati minuti di informazione e immagini anche sul TG regionale (RAI tre), di solito salubremente stitico verso bagni, alberghi, mari odorosi e trasparenti.

Che il presidente-governatore Crocetta abbia voluto pubblicizzare il mare di Sicilia, e di Tusa in particolare, presti attenzione il lettore, non c’è alcun dubbio, solo che tra torace e volto nel cogliere benevolmente l’aura singolare dell’illustre bagnante di dicembre ci è parso di poter cogliere il messaggio di uno che avesse Sicilia e suoi problemi a gran dispitto. Ma Farinata degli Uberti non c’entra, come avrebbe esclamato deluso quel signore seduto su un paracarro: non c’entra. E resta il dubbio.

 

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