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CALCI

 

Parlare di dubbi in una Rassegna letteraria è comunque pertinente. Anche la poesia è dubbio, se fosse storia o certezza sarebbe cronaca. Sarebbe un calcio in faccia alla Poesia. O no? Ecco il primo dubbio. Ma il mio dubbio di turno sorge dalle terremotali notizie di cronaca “Bufera sul calcio rossazzurro”, un colpo di libeccio che, sotto l’Etna, ha capovolto barche e barconi. Tutto barcolla – si lamenta lo sportivo catanese – e torna il sottofondo semantico della barca che non va. Quella volta era tornata sola, la barca, la stessa che ora si rifiuta di andare.

     E fin qui non ci sono dubbi.

     Il dubbio sboccia col suo odor di stantìo quando lo stesso sportivo catanese, che – detto tra noi – ritiene ingiustizia condannare al carcere (domiciliare o diverso) chi, in fondo-infondo, si era procurata la santa colpa di far vincere (o tentarlo) la squadra del cuore, valentia-valentizza che anche la stessa Sant’Agata non avrebbe esitato ad approvare. Il tifoso catanese si domanda perché non sia stata data la precedenza ad altro tipo di calcio, ce ne sono infiniti-infinibili, e tanto per citarne uno a caso, tiriamo a sorte quello che si gioca nelle università italiane tra campionati per cattedre (da letto, d’amicizia, di ricatto) di dottorati di ricerca o nei campionati annuali di squadre e sottosquadre, delle partite (“di giro”, le definisce lo sportivo catanese) che stadi e studi calciano e scalciano persino con i fondi europei destinati a edizioni pagate a suon di fischi d’arbitro e bandierine di segnalinee. E’ a questo punto che interviene il tifoso della Curva nord per dire la sua con dente avvelenato, confondendo calcio con calci e stadi per studi. Insomma, gira-gira il dubbio tra pioggerelle e colpi di calore s’invapora e la nebulizzazione si trasforma in pallone. E fa scoprire che certe consuetudini, a svelarne la consistenza, squalificherebbero per sempre una casta insospettabile e d’alti stivali, perché si scoprirebbe che la bufera sugli stadi viaggia su cifre milionarie mentre quella del settore studi viaggia su poche migliaia di euro da dividere in tanti (ma proprio in tanti), alla faccia degli alti stivali che i protagonisti calzano per il  gioco del loro calcio negli stadi degli studi. Il dubbio di Manubrio? Eccolo: che calcio sarebbe un calcio senza calci? Con altre parole: l’Italia è tutto un campo di calci? Compresi gli stadi della Giustizia che i calci li sferra contro i crimini e i criminali. O no? Ed ecco il dubbio di Manubrio.

 

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