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Cari e benevoli miei lettori, sarò più breve del solito, e non solo perché siamo nei mesi di fine anno ma anche perché il dubbio che m’impaccia riguarda il Premio Nobel per la letteratura assegnato a un cantante. Ora, sia chiaro, sappiamo tutti che non è per i meriti che riguardano l’orecchio pubblico universale affascinato dalle virtù naturali dell’ugola che Bob Dylan è stato premiato, ma per quelli letterari aggiunti delle parole che sono poesia e narrazione, diagramma dell’anima e delizia, ancora una volta, per l’udito. Insomma, non ci si dovrà precipitare in libreria per accaparrarsi un libro che non c’è. Infatti chi ha orecchie per intendere e apprezzare è già stato appagato quanto a conoscenza dell’ugola del cantante e delle strofe dell’Autore. E il dubbio? Lo avete già individuato e in questo stesso momento che leggete, lo avrete condiviso. Che l’Accademia di Svezia abbia inteso proclamare l’inutilità del libro come veicolo della scrittura letteraria. L’abolizione del libro, in quanto mezzo che costringe a una perdita di tempo. L’invito criptico alla letteratura come frammento rimpolpato da musiche che tutti possono gustare e memorizzare, lavorando, camminando, viaggiando, per conciliare il proprio sonno. E tutto senza la disdicevole perdita di ore e di affaticamento degli occhi per leggere. Un dubbio il mio o una realtà ctonia?

 

bobdylannobel