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“Cosa vuoi da mangiare?”
E la fame della penna che non scrive più, abbiamo bevuto l’inchiostro e ogni vento che si è schiantato sulla finestra del mio primo piano condominiale.
“Non dimenticare d’essere un romanzo e non una nota a piè pagina” mi hai detto, tra le mie sigarette, parlandomi di niente di speciale.
“Vai a capo” disse il computer, invia tasti e bugie nel cestino virtuale dei nostri giorni.
Amor che nullo amato amar perdona, cerca su Google, cerca alla voce “silenzio”.
Hai visto le mie scarpe, spegni la luce, e i tuoi tre cuori?
“Metti in lavatrice i miei cieli neri”.
Rilega i miei occhi al buio, mi dicesti “al buio senti meglio le cose”.
“Andiamo a vivere insieme”, mi dicesti.
Il quartiere al centro di una vita minuscola costa poco.
E i tuoi segni a terra, incidenti e strisce pedonali sulla mia schiena.
Ricordati di pagare l’affitto ai nostri respiri.
Le corse nei supermercati, corri nel tempo schiacciato dall’umidità di settembre.
“Chiudi la porta”, mi dicesti.
Chiudi a chiave e partiamo per Altrove.
Traslochiamo le piogge e le lenzuola sporche.
Le mie scatole sanno di te.

 

convivenza
© Erica Donzella