Al momento stai visualizzando Ama il prossimo tuo: parabola, quadro, libro.

Il buon samaritano di Jacopo Bassano è il primo quadro a cui Alan Bennett pensa (L’imbarazzo della scelta, Adelphi, 2009) quando dai supermercati Sainsbury’s  gli viene chiesto di sceglierne quattro “da destinare alle scuole vicine”. Se poi cambia idea, escludendolo, è perché gli dicono che “non sarebbe venuto bene in riproduzione”. La parabola che questo quadro raffigura è “la più sconcertante del Nuovo Testamento, accanto a quella dell’adultera” scrive Barbara Spinelli recensendo il libro di Enzo Bianchi e Massimo Cacciari Ama il Prossimo tuo da poco pubblicato dal Mulino. È uno dei dipinti più vivi e veri tra quelli della metà del Cinquecento. Rispetto ad altri dello stesso periodo, in cui trovi “figure bellissime e perfettamente proporzionate”, qui sono rappresentati uomini qualunque. Non dèi o atleti. Ma uomini flaccidi, esausti, pelati e (magari) vecchi. Uomini veri. Con i loro malanni; i loro gesti d’amore o d’indifferenza per il Prossimo. Chi è il Samaritano buono del Vangelo, della parabola che Gesù racconta al dottore della Legge che gli domanda chi sia il Prossimo? È homo quidam:  un paria, un escluso dalla casta sociale, e pure sospettato di paganesimo. È un uomo in viaggio che sul ciglio della strada vede un ferito, un ferito dai briganti – forse mezzo morto, forse già morto. E  non esita a soccorrerlo. Nel quadro del Bassano il Samaritano viene colto nella “tensione dello sforzo”: mentre issa il mezzo morto, ancora più pesante perché incapace di collaborare, sulla groppa del giumento. Sullo sfondo, vedi rappresentata l’ignominia: un sacerdote e un levita, che fingono di non accorgersi di nulla e se la svignano. Loro che per primi avrebbero dovuto soccorrere il ferito. Loro che per primi avrebbero dovuto aiutare il soccorritore. Loro che per primi avrebbero dovuto mostrare amore per il Prossimo. A completare il quadro, la vista in lontananza della città dove il Samaritano buono provvede, a proprie spese secondo il racconto evangelico, a trovare un alloggio al ferito e alle cure per la sua guarigione. Città che nel dipinto è forse Bassano del Grappa, patria dell’autore. È presumibile, e a me pare certo, che tutti – dall’autore del quadro agli autori di Ama il prossimo tuo, ad Alan Bennett che Il buon samaritano aveva subito scelto per le scuole – si siano posti essenzialmente le stesse domande. E cioè: come ci si avvicina al Prossimo? Si può amarlo senza amare Dio? L’amore del prossimo finisce con i primi soccorsi, con la coscienza d’aver già dato? Bianchi e Cacciari, un teologo e un filosofo, così rispondono nel loro saggio: 1) che ci si avvicina al Prossimo, anche quando questi è  nostro nemico, rinunciando all’egoismo, all’amore per noi stessi, facendoci altro, facendoci Prossimo noi stessi: ed è la risposta che aveva già dato il Samaritano caricandosi il fardello della sofferenza altrui; 2) “è possibile amare il prossimo senza amare Dio”, ma non il contrario: perché è un bugiardo chi afferma di amare Dio, il cui volto è sconosciuto, e poi non ama il volto degli uomini, che vede e conosce; 3) l’amore del prossimo non si esaurisce con i primi aiuti: “Abbi cura di lui, e ciò che spenderai in più lo pagherò al mio ritorno”, dice il samaritano errante all’albergatore. La bellezza del quadro del Bassano converge con la profondità della riflessione di Bianchi e di Cacciari. Si ama il Prossimo a prescindere. Il Samaritano non conosce l’uomo sul ciglio della strada picchiato a morte dai briganti. No sa se è del suo stesso sangue, della sua stessa religione. Non sa se è amico o nemico. Vede la sofferenza davanti a sé, e si ferma, soccorre, si fa Prossimo. Non fugge come il sacerdote e il levita. Non è bugiardo come i depositari della dottrina. Come i custodi del Tempio. Che dicono d’amare il volto di Dio che non vedono, ma non quello, visibile, degli uomini. Fa di più quest’uomo qualunque del racconto evangelico. Pensa anche al domani. A quando dovrà riprendere il viaggio e non ci sarà.  Fa in modo che al ferito non manchino le cure fino al suo ritorno. La parabola del Buon Samaritano è nel Vangelo di Luca.Il vero nome del pittore Jacopo Bassano era Jacopo Ponte. Alan Bennett è uno scrittore, attore e drammaturgo inglese. Gli altri, Bianchi e Cacciari, sono nomi e volti abbastanza noti.