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      CULTŪS DĒSERTA, 5

 

 

 

 


 

1. “The Comforts of Home”: il triangolo drammatico e la transazione da forca di chi gioca ognuno un gioco diverso

Nel racconto “Gli agi della casa”[1. Il titolo originale è: The Comforts of Home. Pubblicato per la prima volta nella “Kenyon Review”, autunno 1960.], sono tre i personaggi: Thomas, sua madre e la “niffomaniaca”, cioè la ninfomane.
Thomas non è “un cinico e, lungi dall’osteggiare la virtù, la vede(va) come il principio dell’ordine, l’unica cosa che rende(va) sopportabile la vita. La sua vita stessa è(ra) resa tollerabile dai frutti delle virtù più ragionevoli di sua madre: la casa(…) ben regolata, i pasti eccellenti che prepara(va).Ma quando la virtù le prendeva la mano, come in quel caso, lui sentiva una crescente presenza di diavoli”[2.  Flannery O’Connor, Tutti i racconti, a cura di Marisa Caramella, Bompiani, Milano 2001, volume secondo, pag. 138.].
La ragazza che era finita nella prigione della contea un mese prima per aver spacciato assegni a vuoto.
La madre di Thomas che aveva visto la fotografia sul giornale, l’aveva fissata a lungo a tavola: “Pensa un po’”, aveva esclamato, “ha solo diciannove anni ed è chiusa in quella lurida prigione.E non ha neanche l’aria di una cattiva ragazza”, quella che, per Thomas, aveva la faccia di una canaglietta furba[3. Ibidem].
La madre comincia a giocare “A me pare una brava ragazza”, in cui nella comune forma clinica si gioca in tre: in questo caso, la madre, Thomas e la sgualdrinella. In pratica, è una parafrasi del gioco “Non è la volontà che(le) manca”, in cui la tesi della madre non è quella di Thomas né tantomeno quella della sgualdrinella.
Thomas entra in gioco e dice: “Le brave persone non spacciano assegni a vuoto”. La madre, è l’eroe che resiste?, con la dinamica a passività anale:”Tu non sai che cosa potresti fare se avessi l’acqua alla gola”.
Il paradigma sociale di partenza è Adulto-Adulto. Ma l’Adulto di Thomas, se fosse tale, risponderebbe: “So che non spaccerei assegni a vuoto”?
E l’Adulto della madre chiuderebbe la transazione con “Penso che le porterò una scatoletta di dolci”, aprendo, così, il paradigma psicologico: Genitore-Bambino?
Il Genitore regalava sempre una scatola di dolci, all’altro, a chi veniva ad abitare in città, a chi aveva un bambino, a chi vinceva una borsa di studio, a chi si rompeva una gamba.
Il Bambino “si era divertito all’idea che portasse una scatola di dolce in prigione”[4. Ivi: pag. 132.], anche se, con la risata della ragazza che gli turbinava in testa, “maledisse il proprio divertimento”.
I vantaggi del gioco sono condensati tutti nel vantaggio esistenziale: la colpa non è mia(non mi si può rimproverare niente).
Che, badate, è un vantaggio che riguarda tutti: la madre, Thomas e la povera figliola Star Drake.
Il susseguirsi degli avvenimenti essenziali al racconto e al progresso dei tre copioni mostra le direttive che riguardano Thomas:controlli e modelli che compongono l’equipaggiamento del suo copione derivano dal Genitore che, in quanto Super-Io, gli fa, gli interpreta l’Adulto.
Il copione della madre è formulato in termini positivi: “Puoi”.
Non dimenticatelo: stanno giocando a “A me sembra una brava ragazza”, in cui la ragazza indossa la “maglietta” su cui c’è scritto “Non è la volontà che mi manca”.
Thomas, se la madre è l’eroe che resiste, lui è l’anti-eroe o è quello che Berne chiama “marziano”, uno che osserva gli avvenimenti(terrestri) senza preconcetti[5. Cfr. GLOSSARIETTO: vedi qui in cultus deserta, 3]?
Nei racconti di Flannery O’Connor, lo sapete, il tornaconto è sempre fatale al copione, c’è sempre un “decreto di morte”. Ma , a questo punto, chi, pur presupponendo una motivazione nascosta, un gancio, un anello, una debolezza, uno scambio, un momento di sorpresa e confusione, chi potrebbe presupporre una rappresentazione finale in cui il “decreto di morte” riguarda le parti familiari che avviano il gioco?
La voce sussurrante del Genitore spinge il Bambino ad un comportamento non adattivo e impulsivo: “Tonto”, diceva il vecchio,”punta i piedi, ora, subito. Falle vedere chi è il padrone, prima che te lo faccia vedere lei”[6. Flannery O’Connor, op.cit.: volume secondo: pag. 138.]. Ma quando Thomas arrivò a casa, sua madre , saggiamente, era andata a letto. Qui, lo scambio non avviene, lui torna a casa, il vecchio sussurra e sobilla il Bambino, ma l’altro genitore…è andato a letto[7.  Ibidem,  “Ma quando Thomas arrivò a casa, sua madre, saggiamente, era andata a letto”.]! Da qui si innesta la depressione, che è –dice Berne- il fallimento (o l’impossibilità) di un dialogo tra il Bambino e il Genitore, che giustifica il dramma familiare, che è una serie drammatica di avvenimenti che si verificano ripetutamente in una famiglia, e che forma il protocollo del copione.
Il triangolo drammatico è pronto:
Star Drake è persecutore=P; la madre di Thomas è la vittima=V; lui è il salvatore=S.

Ma, diciamolo, un “marziano”, l’anti-eroe di Berne, potrebbe mai essere come Thomas, che è, piuttosto, un “terrestre”, un conformista-integrato: “Pensa a tutto quello che hai. Agli agi della casa. E alla morale, Thomas. Tu non hai tendenze cattive. Non sei nato con qualcosa di male dentro”[8. Ibidem].
“Lui avrebbe puntato i piedi”, risponde Thomas[9. Ibidem].
“Tu non sei come lui”, precisa la madre[10. Ibidem].
Insomma, pare che il Salvatore non abbia le qualità del Genitore e che, avendo gli agi della casa, non abbia nemmeno le qualità del Marziano.
Il ruolo di Thomas, che può contare solo su uno stato dell’io, il Bambino, avendogli la madre appena sanzionato lo stato dell’io riguardante il Genitore, subisce una prescrizione.
Dovrebbe, a questo punto, operare uno scambio, o almeno uscire dal gioco.
Il Persecutore ne fa un’altra delle sue, poverina, non le manca la volontà e la tesi, quando il copione è questo , è “non possono fare di me quello che vogliono”[11. E’ la tesi  del “Marital Game” Non è la volontà che mi manca, che, nella comune forma, si gioca a tre, marito, moglie e psichiatra. Ha una dinamica a passività anale e ha come vantaggi essenziali, quello sociale interno (“Non è la volontà che mi manca”), quello biologico (scambi polemici) e quello esistenziale (la colpa non è mia, non mi si può rimproverare niente). Berne lo chiama: “Look How Hard I’ve Tried”.].
Il fantasma del padre gli ingiunge di chiamare lo sceriffo[12. “Appena Thomas ebbe lasciato la tavola e si fu chiuso la porta dello studio alle spalle, nella sua mente apparve il padre, accovacciato”: Flannery O’Connor, op.cit.:volume secondo:pag.139. Cfr. più avanti: “Il fantasma del padre gli sorse davanti. ‘Chiama lo sceriffo’, consigliò”: ibidem.].
La Vittima, intanto, ormai è chiaro, è nella sequenza di una transazione univoca che porta direttamente al tornaconto del copione: la transazione da forca.
“Chiamo lo sceriffo”, disse Thomas.
“Veniamo subito”, stava dicendo sua madre.
“Dille di chiamare lo sceriffo”, urlò Thomas.
Sua madre depose il ricevitore e lo guardò.
“Non metterei un cane, nelle mani di quell’uomo”, dichiarò[13. Ivi: pag.140.].
Il Persecutore, che qui aveva aperto il gioco dell’Ubriaco, in cui la privazione orale gli fa fare sempre le mosse:
1)Provocazione-accusa o perdono
2)Indulgenza-collera o dispiacere
e ha un vantaggio biologico consistente in alternative di scambi affettuosi e ostili, entra in casa, ma non per giocare a “Sembra una brava ragazza” bensì, per avviare, per quanto la riguarda, il “Prendetemi a calci” e , per quanto riguarda Thomas, il “Ti ho beccato, figlio di puttana”.
“Qualche sera dopo Sarah Ham si era tagliata i polsi con un coltello da cucina e aveva avuto una crisi isterica. Dal salotto da fumo, dove si era chiuso dopo cena, Thomas aveva sentito un grido, poi una serie di urli, poi i passi di sua madre che correva per la casa. Lui non si era mosso.”[14.  Ivi: pag.142.]
Sarah attiva, mette subito in scena:
“Le mie disgrazie sono più gravi delle tue”[15. Nel “Prendetemi a calci”, uno dei cartelli indica: “Le mie disgrazie sono più gravi delle tue”. E’ tipico di molti paranoici. Cfr.: Eric Berne, A che gioco giochiamo, trad.cit.:pag.94.].
La madre: “Oh, Dio, Thomas, pensa se tu fossi tanto giù una cosa simile?”[16.  Flannery O’Connor, op.cit.: volume secondo: pag.143.]
Thomas non gioca a “Prendiamola a calci” o a “Perché deve capitare sempre a lei, poverina?”. Semplicemente, in lui il gioco sta assumendo la forma di “Che cosa ho fatto, in fondo, per meritarmelo?”, che, come dice Berne, deve essere una riflessione seria e costruttiva ispirata dal PDCSAM e contribuire nel senso migliore allo sviluppo dell’individuo o a fare da antitesi al “Prendetemi a calci”.
Altri suggerimenti del Genitore portano alla provocazione finale, “Quella sgualdrinella criminale ti ha rubato la pistola. Vai dallo sceriffo! Vai dallo sceriffo!”, sibilò il vecchio[17.  Ivi: pag.145.].
Già si avverte la risata della forca:
un genitore gli ingiunge di affidarsi allo sceriffo e l’altro genitore gli ha prescritto che a uno così non gli affiderebbe nemmeno un cane.
La provocazione, che è il comportamento non-attivo  incoraggiato o richiesto da un genitore, più che un pulsante, uno stimolo interno o esterno che provoca comportamenti da copione o da gioco, è divenuto quasi un Totem, un essere che affascina l’individuo e influenza il suo comportamento.
“Quella ragazza può essere pericolosa, con la pistola”, dichiarò Thomas allo sceriffo[18.  Ivi: pag.146.].
“Lui non si sarebbe lasciato crescere l’erba sotto i piedi”, osservò lo sceriffo.”Tanto meno erba prodotta da una donna”[19. Ivi: pag.147.].
“Può uccidere qualcuno, con quella pistola” insisté il giovane,debolmente[20. Ibidem].
“Dove l’ha messa” domandò Farebrother(lo sceriffo).
“Non lo so. Dorme nella camera degli ospiti, la pistola deve essere lì, nella sua valigia, probabilmente”[21. Ibidem].
Insomma, Thomas è ormai nella dinamica della furia gelosa e sta preparando il “Ti ho beccata,figlia di puttana” in modo che il paradigma psicologico Genitore-Bambino, che riguarda suo padre, il fantasma e lui, comprende anche l’altro genitore, che è la vittima nel Triangolo drammatico e che annulli il gioco della stessa “A me sembra una brava ragazza” con il vantaggio esistenziale del THBFDP:”non ci si può fidare di nessuno”[22. Cfr. Eric Berne, A che gioco giochiamo, trad.cit.:pag.98.].

 

1.1. La puttanella pasticciona che gioca a “Ci sei cascato, stronzo!”

Il tornaconto del copione, ma il copione di chi? Della madre,della sgualdrinella, di Thomas o dello sceriffo?, è fatale quando il demone si insinua tra la depressione e il dramma familiare:
l’eroe, che noi crediamo che sia la madre, potrebbe essere, infine, Star Drake, o, meglio, potrebbe essere addirittura l’anti-eroe, il Marziano, una puttanella “che osserva gli avvenimenti terrestri -in questo caso parentali- senza preconcetti” e non ha demoni, ingiunzioni, incitamenti, maledizioni, ha solo una maglietta, un motto sulla vita che appare dal modo di comportarsi:
1)”Posso distruggere ed essere perdonata”, parafrasando “Il Goffo Pasticcione” di Berne, Sarah ha lo scopo dell’assoluzione e gioca a “La Puttanella Pasticciona”;
2)”Ti ho tenuto d’occhio,sperando che facessi una sciocchezza”, parafrasando il “Ti ho beccato, figlio di puttana” di Berne, Sarah gioca a “Ci sei cascato, stronzo!”.
Se l’eroe, invece, fosse stato Thomas, che è un Terrestre, perché è “uno i cui giudizi si basano su preconcetti piuttosto che su quanto realmente accade”, e infilatosi perciò in un copione con direttive ed equipaggiamento negativo, fa una serie di giochi univoci in cui il tornaconto è la prevalenza del Genitore Normativo su quello Affettivo,che, non avendo condizioni per mezzo delle quali potesse essere liberato dalle esigenze del suo copione, mostra, infine, la sua maglietta, su cui c’è scritto: “Guarda che mi hai fatto fare”, ma che non può più essere letto dal Genitore Affettivo.

 

[da V.S. Gaudio, O’Connor’s Life Games. Macro-struttura narrativa e copione nei racconti di Flannery O’Connor, © 2003]

(Si veda anche: La provocazione e la maglietta della vittima in “A Good Man Is Hard to Find” in cultus deserta, 3 e Greenleaf”, ovvero: “Now I’ve Got You, Sons of a Bitch”)

 


V.S. Gaudio

Saggista, poeta, esperto di giochi, testologo, articolista pataludico e titolare di rubriche per 15 anni della Walt Disney Company; ha pubblicato La 22a Rivoluzione Solare (1974),Sindromi Stilistiche (1978), Lavori dal desiderio (1978), L’ascesi della passione del Re di Coppe (1979), Lebenswelt (1981), Stimmung (1984), Hit Parade dello Zodiaco (1991),Manualetto della Manomorta (bootleg 1997), Oggetti d’amore (bootleg 1998); giornalista freelance dagli anni settanta, è stato il primo a produrre test per quotidiani (“La Stampa”, “Corriere dello Sport”); ha scritto satira per “Linus”, “la Repubblica”,”Tango”. Torinese e romagnolo d’adozione e di formazione, vive adesso solitario sibarita nel delta del Saraceno.