Al momento stai visualizzando Scalinate di un mattino d’autunno

 

Rubrica di meditazioni fanciullesche e poco chiare

 

Risveglio problematico il mio oggi, cui però attribuisco importanza relativa perché l’autunno suole fare sorprese di questo genere. La curiosità mi ha sempre pizzicato per stimolarmi a rintracciare il significato della parola autunno. Una curiosità che, come è in logica spontaneità, ricorre a ogni 23 settembre e fino al 22 dicembre, spazio autunnale della irrequietezza che si trasforma in malinconia col sopravvenire delle festività natalizie e di fine-principio di anno. Da anni, dunque, la curiosità inappagata dall’etimologia latina di autumnus e del nome provocante della città che dà il nome al minerale dell’uranio, ricercatissimo per i suoi cristalli di colore giallo verdognolo, i quali cristalli dai loro colori pare abbiano ispirato il nome da affibbiare alla località francese in cui si trova Autun. Il che conferma che si tratta di un nome indotto. I giacimenti di autun hanno determinato il nome del territorio nel quale insistono i colori che caratterizzano l’autunno italiano, mediterraneo, per dirla meglio. A conferma insorge e s’impone il particolare che la stagione autunnale mediterranea corrisponde alla stagione primaverile dell’emisfero australe. Una scalinata da tenere presente al momento di bilanciare tra la simbologia mediterranea dell’autunno come ultima stagione della vita, assunto per definitivamente certo che l’inverno dei freddi e del gelo accoglie nel suo grembo profondo i germi della nuova vita che esploderanno con la primavera. E intanto a risarcimento del confronto interrotto si dovrà dire che per l’emisfero australe, l’autunno mediterraneo e occidentale, essendo primavera è la prima stagione della vita. Buffa sfida alla logica tra le due logiche stagionali di due spazi continentali.
Una cianfrusaglia di osservazioni, questa mia, che mira a contenere schegge di combinazioni come riverbero di ansie esistenziali proprie delle atmosfere esterne autunnali, responsabili di quanto si dice e di quanto si tace. Scalinate, percorsi dalla mente per eludere le asperità ascensionali verso il nulla. Salvo a intendere nella ricorrenza della Natività cristiana tutto un diverso approccio, che lo stesso calendario contribuisce a rendere credibile più che affidabile rispetto alle umane illusioni.
Mi si potrà contestare per quanto scritto fin qui, l’abbondante divagazione sul tripode Occidentale, Australe, Esistenziale. Ma la mia difesa è nella voce significante “scalinata”.  Le scalinate sono l’anima di ogni istanza di carattere esistenziale, come lo sono, in altrettanta necessità, al momento di percorrerne l’asprezza che comporta il raggiungimento di una informazione come quella, qui non esplicitata, dell’origine della voce autunno, o i gradini verso le alture della città francese che ne abbrevia il ritaglio fonosemantico nominale, o la scarsa conoscenza del minerale giallo verdognolo dell’autun, nonché la diversa funzione simbolico semantica, che la stagione delle foglie morte compone nell’emisfero australe, come resurrezione.

Lo Scalatore

 

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